THE 69 EYES – Universal Monsters

by Alberto Olivi

Dopo quattro anni dall’uscita di X The 69 Eyes tornano con Universal Monsters (vi riportiamo qui l’articolo in merito al making of) prodotto da Johnny Lee Michaels per la label Nuclear Blast. La formazione di Helsinki, leader della scena gothic-rock internazionale odierna, è inconfondibile per il sound denominato da loro stessi goth’n’roll, in cui composizioni malinconiche vengono miscelate dall’energia del rock, ricordiamoci che la formazione agli esordi è nata come band street rock sviluppandosi poi in un suono più dark.
La copertina è affidata al fotografo Ville Juurikkala dando alla cover che richiama i vecchi film horror, probabilmente una delle due cose che trovo degne di valore in questo disco.
Musicalmente i The 69 Eyes bilanciano il loro dualismo risaltando ad alti livelli la loro versione più cupa in Dolce Vita che apre l’album. Inconfondibile la voce Jyrki, a metà tra Nick Cave, Andrew Eldritch e Ville Valo.
Shallow Graves ha invece un suono decisamente più rock a dimostrazione che fondamentalmente il gruppo rimane prettamente rock nell’anima, un brano prettamente ottantiano molto memorizzabile. A rallentare i toni troviamo Blackbird Pie e Blue , per il resto del disco dominato da semplici riff di base a far da contrapposto alla voce cavernosa di Jyrky. Oltre al packaging molto tenebroso, come dicevo, la seconda cosa che salvo dell’intero lavoro è il brano Jerusalem, molto ipnotico con litanie orientaleggianti che potrebbe divenire il secondo singolo.
Il problema nell’giudicare questo disco è il fatto che non c’è motivo giudicarlo, chi ama i The 69 Eyes, sa cosa aspettarsi e ne sarà entusiasta, sarà un disco esaltante e per chi non conosce questa band è un’impresa difficile.
Tutto messo al punto giusto, il gruppo ha impostato la sua discografia in cui il tutto ammicca e suona benissimo, orecchiabile e calibrata. Diciamo pure che la band ha trovato la propria dimensione rifacendosi a ciò che già è stato fatto in passato, persino gli HIM sono riusciti a fare di meglio.
Probabilmente, essendo cresciuta nel periodo in cui la dark-wave nasceva, queste sonorità sono per me qualcosa che ho giù sentito e le ritrovo banalmente in chiave moderna e ben confezionate.

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