EDOMA – Immemorial Existence

by Matteo Ferro

Gli Edoma si formano nel settembre del 2017 a San Pietroburgo e dopo svariate attività live per testare le loro composizioni, nel 2019 si lanciano in studio per dar vita alle registrazioni del loro primo lavoro. Quel che ne viene fuori sono 8 tracce (9 se contiamo anche l’intro “Gates”) in cui tutta la rabbia interiore di ogni singolo musicista esplode e si scaturisce in un magnifico Black/Death Metal, che risulta di forte impatto e che lascia tracce ben definite nella testa di chi (come me) è abituato già da tempo ad ascoltare tali sonorità. Di band ce ne sono svariate che si sono guadagnate fama e visibilità grazie al pressing delle label e non solo per il risultato musicale che alle volte risulta sciatto, banale e stancante, fortunatamente questo non è il caso degli Edoma. Mi viene da pensare, che a lungo andare questa band avrà tanto da dire e tante sorprese da farci ancora ascoltare, specialmente per il grande gusto e tecnica riscontrata in questo primo disco. Sono dei perfetti attaccanti nel campo del metal e lo fanno con sfrontatezza, rabbia e devozione per il genere a cui ci affidano l’ascolto. Di influenze ce ne sono tantissime, dal black grezzo e vero, a parti più cadenzate che ricalcano anche il sound del 2000, per poi risfociare nelle lande oscure della vera musica nera. Riff duri come macigni degni del miglior death metal, e una voce che non cerca di entrare nei dettagli cercando di chiarire termini, ma bensì detta legge.
Al cospetto di questo lavoro, dopo aver ascoltato svariati album che mi hanno lasciato l’amaro in bocca, la cosa importante (e non da tutti) è che il disco scorre imperterrito come un treno. Si lascia ascoltare traccia dopo traccia, senza perdere mai quel calibro e carisma che farebbe perdere colore all’album (anche se la predominante di colore è totalmente nera e in alcune parti bianca, come studiata magistralmente la copertina). Se vogliamo entrare nel dettaglio, preparatevi allora a una pugnalata diretta con “Herald Of Death”, opening track di questo lavoro subito dopo “Gates” (Intro). Per non parlare poi del riff teutonico e che ti divora in “Edoma”.
Successivamente “Northern Heart” si contraddistingue dalle altre tracce per l’impatto freddo sin da subito, per poi sfociare dopo qualche minuto nell’animo più epico e goliardico in mid tempo di questi neo maestri. Si sente il vento uscire dalle casse, un vento gelido che ti pervade realmente e ti sembra di respirarlo, quando il riff delle chitarre riesce a evocare totalmente tale ambient in quella che poi diventa una cavalcata senza fine dal nome “Depletion of Faith”, ancora una volta questi Edoma riescono a farmi fare un viaggio mentale, anche se non saprei esplicarvi con certezza un immagine ben precisa, perché è la musica a farmi viaggiare. “Labryrinth Of Torment” mi regala ancora più maggior interesse, specialmente per l’inizio (se mi è permesso dirlo) da ambientazione dark ambient, sino alla partenza di questi mostri impazziti, pronti a divorarti per l’ennesima volta. La batteria, come in tutti i pezzi (ma in questo ancora di più) fa un lavoro teutonico e riesce a colorare i brani con una destrezza e una tecnica davvero ad altissimi livelli, specialmente nei cambi tempo che ti lasciano davvero a bocca aperta. Avrete ascoltato magari anche qualcosa di più diretto sicuramente, o una batteria a mitragliata continua, ma ciò che riesce a colorare i brani di questo calibro è assolutamente tutto ciò che fa il batterista in questa band. Riesce a dare intenzione, stabilità, determinazione senza perdere un colpo e non sfociando mai nel (spesso inevitabile) “voler far troppo”, perchè qui la tecnica e lo studio c’è, ed è uno studio collegato con il divertimento e il piacere di suonare, perchè si sente!
Volevate un brano dritto riconducibile totalmente allo stereotipo black /death anche degli ultimi tempi? Beh, eccovi “Last Hours”, uno schiacciasassi senza tregua con riff, se mi è permesso, che strizzano in alcuni punti al thrash metal. Ma, cosa devo aggiungere se la state ascoltando? c’è altro da dire? Gli Edoma vanno premiati, con il supporto e l’ascolto a più non posso di un album così bello, variegato, preciso e di gran livello. “Demons Of Eternal Twilight” è uno dei brani dell’album che mi ha rapito ancora di più di tutto il disco, visto l’ascolto ripetuto per 3/4 volte, che risulta ancora più variegato delle tracce appena citate e che ti entra dentro totalmente da ricominciare da capo al momento della fine. Se dovessi essere obbligato a scegliere il brano preferito dell’album, affermerei che si… sarebbe questo. Chiudiamo in grande stile con un tiro del brano completamente differente dai precedenti. “Permafrost” porta alla rievocazione di cavalcate, corse contro il vento, il ghiaccio, la corsa infuriata sulle lande oscure di questo autentico capolavoro. Una cosa che ci tengo fermamente a dichiarare è che, questa traccia (e non riporto questo mio pensiero ricollegando il tutto al titolo del brano) mi ha rievocato senza ombra di dubbio i migliori IMMORTAL. Si respira la folata di vento di Abbath e soci, con riff specificatamente riconducibili a un grande album quale “At The Heart of Winter” (album al quale sono molto affezionato) e che ha scaturito maggior interesse in tale brano. Si, si sono guadagnati un posto nei piani alti delle mie esigenze musicali-personali, dopo aver ascoltato tutto d’un fiato l’intero lavoro e nel finale le migliori rievocazioni/sonorità “alla Abbath”. Un grande applauso, assolutamente sentito e senza dubbi ne perplessità per questi Edoma, che mi hanno riportato a sognare e godere!.

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