KUAN – Through The Dreamin’ Void

by Luca Margini

Un temporale violento, l’eco di una campana che rintocca, un cattivo presagio sta per compiersi e nessuno può farci nulla, solo scappare.
Il Doom Metal è, da definizione, un genere parecchio atmosferico.
Basti pensare a come i leggendari Black Sabbath volessero rievocare atmosfere lugubri, vicine al cinema e alla letteratura Horror, puntando su un sound malato e sinistro che diventerà poi lo standard del genere stesso.
Vi sono poi numerose correnti che hanno, nel tempo, sviluppato queste sonorità in varie direzioni, discostandosi in parte dal disegno originale dei Black Sabbath, virando però su sonorità che, alla fine, mantengono intatta quella sensazione sinistra e lugubre, come un eco che inevitabilmente si diffonde tra tutti gli estimatori del genere.
I Kuan, duo Fiorentino formato da Lorenzo Vicari e Lorenzo Squilloni, propongono un album onirico, difficile ed inquietante.
Una soundtrack quasi “cosmica”, che però nella sua stranezza, raffigura temi e paesaggi in maniera coerente e intrigante.
L’ascolto non è facile, richiede anzi impegno e concentrazione, ma se deciderete di avventurarvi in questo viaggio scoprirete molte sfaccettature, colori ed emozioni.
Scordatevi il Doom dei Pentagram, lo Stoner degli Sleep  o l’Epic Doom dei Candlemass, qui si vira su territori onirici, Space e Psichedelici.
Invito chiunque a immergersi nell’atmosfera di questo “Through The Dreamin’ Void” (titolo a dir poco azzeccatissimo) per comprendere le sfumature che questo genere può offrire, scoprendo sonorità che portano all’estremo la psichedelia di certi passaggi degli Electric Wizard o degli Sleep, costruendoci attorno un’intera forma di espressione artistica ed emotiva.
L’album si apre con “Dolmen”, il brano più lungo del lotto, che introduce immediatamente le sonorità descritte sopra.
Le atmosfere sinistre e desolanti del cosmo riecheggiano tra le trame di questo pezzo, che ci conduce alla successiva “Alchemic Door”, brano più rilassato ed onirico, tra i più interessanti di questo lavoro.
Degne di menzione anche la sognante “Background Radiaton”, che riporta alla mente alcune sperimentazioni Psych fine anni ’60, l’emozionante title track “Through The Dreamin ‘ Void” e la conclusiva “Fission”, altra gemma dal sapore nostalgico da ascoltare e riascoltare scoprendone le sfumature.
Ogni brano ha, in realtà, una propria identità ed atmosfera e sarebbe riduttivo raccontarvela a parole, preferisco invitarvi all’ascolto, alla contemplazione e all’esperienza che questo lavoro offre.
L’Italia, si sa, ha un passato piuttosto roseo nelle produzioni Doom, basti pensare ai ThunderStorm, ai Black Hole, ai Doomraiser, ai Tomorr o all’eterno Paolo Catena – in arte Paul Chain – che, con alcuni suoi lavori quali Master Of All Times o Violet Art Of Improvisation, ha toccato lidi musicali vicini alla follia cosmico-onirica proposta dai Kuan, dimostrando come questo tipo di musica, o meglio, quest’atmosfera spaziale sia, forse, intrinseca di una certa fetta del nostro paese.
Through The Dreamin’ Void testimonia come il Doom sia lontano dall’essere finito e di come si possa ancora tentare di sperimentare senza dover riproporre paro paro gli stilemi di 50 anni fa.
Consigliatissimo l’ascolto e mi sento di promuovere  a pieni voti quest’opera, nonostante il suo ecletticismo che potrebbe non fare presa su chi si aspetta riffoni pieni di groove, ma che saprà entusiasmare tutti coloro che cercano una musica atmosferica e particolare.
Ciò che più sorprende del duo è il loro riuscire a creare un universo di colori, emozioni ed immagini, in grado di arrivare a chi ha la sensibilità, la pazienza e soprattutto la volontà di cimentarsi nell’ascolto della loro arte.
Dopotutto Black Sabbath si apre con il rumore di un temporale, giusto?

Tracklist:
1.Dolmen
2.Alchemic Door
3.Mental Earthrise
4.Magellan Strait
5.Background Radiation
6.Shoggoth
7.Veltha
8.Datura Stramonium
9.Cabed-en-Aras
10.Through The Dreamin’ Void
11.Fission

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