APOLLO STANDS – Minds

by Luca Gazzola

Tornano gli inglesi Apollo Stands dopo 3 anni dall’album d’esordio “Join Us”, con un EP intitolato “Minds“. Si tratta di un gruppo recente, nato nel 2016 a Norwich, che si è fatto un nome con la prima opera pubblicata l’anno seguente, vincendo il titolo di Album of the Jear 2017 da Dr Johns Rock Surgery, oltre ad essere arrivati secondi agli E.A.M.T Awards nello stesso anno. Quello che suonano è un genere particolare, che fonde sonorità tipiche dell’Heavy Metal classico anni ’80-’90 a effetti synth derivanti dalla musica elettronica e Dance, come se gli effetti usati da Marilyn Manson in alcune canzoni venissero applicati a gruppi Alternative o Heavy Metal come Avenged Sevenfold o vagamente i SOAD, e un pizzico di groove tipico del Metalcore. L’EP è composto da 6 pezzi di una durata omogenea compresa tra i 4 minuti abbondanti ai 6 scarsi per una durata complessiva di circa 29 minuti.

Tra le canzoni rilevanti:

  • A Mortal World“: secondo pezzo. Tra questo e quello precedente, praticamente intercambiabili come intro dell’EP, si sente in particolare le influenze Hard Rock/Heavy Metal con l’aggiunta di effetti synth in secondo piano con il basso rispetto alle chitarre praticamente onnipresenti. Completano il brano una batteria basale ma essenziale e la voce chiara, pulita, che sembra uscire da una band Rock anni ’70. Niente altro da segnalare in particolare.
  • Titan“: quarta canzone dell’album. La componente esterna alla base (batteria, basso, chitarre) è più sviluppata, soprattutto nell’intro a metà strada tra una colonna sonora di un videogioco e il Symphonic Metal. Le chitarre, che creano un supporto costante nei riff e si concedono assoli o lunghi accordi negli intervalli, interagiscono bene con la voce pulita e gli effetti che si ritagliano un ruolo piuttosto modesto.

Rispetto all’album precedente si sono gli Apollo Stands si sono spesi molto di meno, in parte in maniera giustificata dall’esigua lunghezza dell’EP rispetto all’album, e non si può negare come il repertorio sia stato sacrificato e uniformato, sia come riff sia come effetti aggiunti. Si può pensare che sia stato fatto per alleggerire l’opera in modo da non farla sembrare troppo carica e non sprecare spunti per successivi album, che si spera siano di un livello ben maggiore e che recuperino lo smalto intaccato qui.

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