OWL – Nights In Distortion

by Jacopo Silvestri

Gli Owl muovono i primi passi nel 2010 su idea di Christian Kolf, leader dei Valborg, accompagnato fin da subito dal batterista Patrick Schroeder. Dopo aver preso la strada del Death Metal, i due deviano subito verso lidi diversi, cercando un sound più particolare grazie anche al connubio con influenze Doom Metal.

In seguito alla pubblicazione di due album e quattro EP, arrivano al terzo full-length, questo “Nights in Distortion“, il quale segna anche il loro debutto sotto la svedese Temple of Torturous.
Inoltre, questa produzione ha anche un valore emotivo non indifferente, in quanto René Marquis, autore delle linee di basso al suo interno, è morto pochi mesi prima della sua uscita, e l’intero lavoro è dedicato a lui secondo quanto detto dallo stesso Kolf.

L’alone malinconico si fa sentire fin da subito con “We Are Made for Twilight“, opener dai ritmi lenti, quasi strazianti, che ricorda fin da subito i Type O Negative per elementi come il cantato profondo e tetro e per l’atmosfera che si va a creare, costellata da richiami al Gothic grazie ai sintetizzatori.
Quello proposto è un genere molto vario, che mostra diverse similitudini con lo stile di Steele e soci, ma si sposta verso un sound più aggressivo e schietto, come ci mostra chiaramente la title-track.
Oltre allo scenario, che trasuda costantemente malinconia e sofferenza, anche i testi dei vari brani rendono il tutto ancora più oscuro.

“Shadow on my soul will never go, will always stay, will never love. Immortal pain. Never deserved. Always endured. Always alone.”

Come si può notare da questo estratto di “Anamnesis“, si trattano temi concentrati molto sul dolore e sull’afflizione, che si collegano perfettamente alle parti strumentali.
Ci avviciniamo alla conclusione del lavoro con “Abortion of Empathy“, brano energico e rapido, che mantiene l’umore pieno di angoscia pur risultando più diretto e immediato.
In chiusura troviamo “Madness Is the Glory of This Life“, pezzo con caratteristiche opposte al precedente, molto coinvolgente grazie anche ai ritmi lenti, che portano alla presenza di un passaggio completamente atmosferico, quasi ambient, verso il finale.

Il disco, premiato da una buona produzione che valorizza l’impatto con l’ascoltatore, convince molto fin dal primo ascolto, e si può chiaramente considerare un ottimo esempio dell’intensità tipica di un qualsiasi disco Doom Metal.
Aiutandosi anche con diverse influenze da altri generi, gli Owl si dimostrano abili compositori, in grado di creare un contesto sinistro e nostalgico, ma anche intrigante.

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