LASCIVIA – #1

by Francesca Pantano

I Lascivia sono una band alternative stoner/doom formatasi a Frosinone agli inizi del 2018. Il loro ritorno nell’underground è segnato dall’uscita del nuovo album “#1”, pubblicato il 29 febbraio in modo indipendente. La carriera musicale del gruppo ha inizio con il primo EP, omonimo, rilasciato a settembre nello stesso anno della loro fondazione. Questo è caratterizzato da un alternative rock accompagnato da testi completamente in italiano, riscuotendo un buon successo nella scena locale e non.
La grande svolta allo stoner/doom ha conferito alla band una notevole maturazione musicale. Lo si può notare in primis dal rilascio del loro ultimo pezzo “Boar”, pubblicato su tutte le piattaforme streaming il 31 gennaio 2020. La traccia è una delle tante che comporrà le fondamenta di “#1” ed è stata incisa con un solo obiettivo: quello di riportare al giorno d’oggi le gloriose sonorità del genere rimanendo fedeli alle sue radici.

L’album è composto da 7 tracce. Le influenze di gruppi come i Kyuss, Sleep ed Orange Goblin gli conferiscono un sound psichedelico e di ottima qualità per quanto riguarda la sezione strumentale, soprattutto grazie alle basse tonalità distorte del basso e della chitarra. Il lavoro si apre con “Red Eyes“, che, grazie alle sue alternanze nei tempi, rende il pezzo variegato e per niente monotono, dando in particolare forma al testo e alla sua tematica: una furia divina da uccidere in una battaglia senza tempo. I temi del disco variano da scenari puramente fantastici fino ad arrivare a vere e proprie metafore, che riflettono la parte più combattiva e selvaggia degli esseri umani.
Dalla fuga da un attacco imminente come citato in “Boar“, fino ad arrivare alla sete di ribellione in “501“, i Lascivia ci trasportano in un lungo viaggio fra scenari e ambientazioni che rendono l’album avvincente e ricco in tutte le sue forme. Fra questi possiamo ricordare quella di “Space Kid“, che già dal titolo lo vi si può ricollegare ad un immaginario puramente cosmico e fantascientifico.
Un altro elemento da tenere ben in osservazione è la struttura generale delle basi dei brani e della loro elaborazione. Come detto in precedenza, le diverse influenze che hanno avuto in fatto di sound giocano un ruolo fondamentale nella nascita dello stile del disco e in più queste conferiscono una cattiveria dosata al punto giusto passando di brano in brano. Ritmi lenti e tonalità aggressive sono solo alcune delle tante parole in grado di descrivere la ferocia di “#1”, che procede spedito fino alla sua conclusione. Infatti, l’album si chiude con “Burning Sun“, ultima e settima traccia di un lavoro elaborato nei minimi dettagli e soprattutto con la massima attenzione. Da consigliare vivamente ad ogni amante dello stoner rock in tutte le sue varianti.

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