THE LAST REIGN – Evolution

by Luca Margini

Il melodic death metal è un genere parecchio interessante: l’unione di melodie e aggressività può dar vita a pezzi incredibilmente emotivi ed affascinanti, in grado di rapire l’ascoltatore e farlo emozionare.
I The Last Reign tornano, dopo 4 anni, con “Evolution“, un album che fa delle melodie il suo punto di forza, nonostante non sempre le cose vadano per il meglio. Se da un lato, infatti, è lodevole il tentativo di proporre un melodic death molto orecchiabile e adatto a tutti, dall’altro è innegabile la prevedibilità dei pezzi, che si somigliano un po’ tutti, e il loro proporre dei riff base per il genere, senza troppa inventiva. Nonostante questo, comunque, i pezzi scorrono facilmente, dimostrando se non altro una certa attenzione nella struttura di questi, che rimangono canonici e divertenti senza mai annoiare.

Scegliere gli highlights di questo lavoro non è semplice, essendo comunque tutti pezzi validi di ascolto. Sicuramente a spiccare tra tutte è la conclusiva “Architest of Genocide” che, con la sua durata di quasi 9 minuti, rientra senza dubbio tra gli episodi migliori: in questo brano, infatti, i The Last Reign riescono a proporci un qualcosa di più elaborato ed interessante, pur non venendo meno alla formula melodeath che ci promettono fin dai primi momenti dell’album. Altri brani degni di nota sono “Annihilation Of The Ancients“, “Terminal Threshold” e la catchy “Devoid“. Il resto della tracklist rimane comunque su buoni livelli, seppur non sia memorabile e soffra di una certa monotonia, brani come “The Storm” o “Ironclad Torment” sono infatti eccessivamente standard, risultando poco interessanti già dal primo ascolto.
Mi aspetto, da ipotetiche future produzioni, una maggior personalità, così da permettere ai The Last Reign di spiccare nella scena, le capacità ci sono e il loro prossimo lavoro potrebbe veramente essere quello definitivo. Nel complesso, comunque, l’album non è assolutamente da buttare, chi è appassionato di melodeath troverà sicuramente momenti interessanti, ma il problema di “Evolution” è proprio il suo essere diretto specificatamente ad un pubblico che apprezza il genere, non si tratta di nulla in grado di colpire chi non mastica queste sonorità. La produzione del disco è buona, in linea con gli standard del genere, mentre la prestazione dei musicisti dimostra una buona preparazione tecnica.

Consiglio quindi di osare di più, di proporre brani con una loro personalità ben distinta senza rinunciare però alle melodie e all’orecchiabilità.
Tirando le somme “Evolution” è un lavoro sicuramente sopra la sufficienza, ma che non brilla particolarmente, peccando di varietà e personalità. Un ascolto, se siete amanti del melodeath, consiglio di darcelo, perché saprete trovare più di qualche buon momento, a tutti gli altri, invece, consiglio di passare ad altro.
Attendo un nuovo album, speranzoso che possa rappresentare un deciso passo avanti verso una maggior maturità delle composizioni.

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