THE BLUE POETS – The Blue Poets

by Tancredi Cassina

The Blue Poets, che cuore ragazzi! Non sono metal e non sono una band comune, ma su Metalpit.it ancora prima del genere, ci assicuriamo che arrivi buona musica! Mi son sempre chiesto come fosse la vita da turnista, il lato che più mi incuriosiva e interessava era il poter toccare diversi generi e artisti e arricchire il mio bagaglio culturale, di contro però mi son sempre posto il problema della limitazione nel dover sempre accontentare l’artista di turno. Il protagonista dei The Blue Poets ha vissuto questo dilemma per oltre due decenni, finendo per sfogare la sua voglia di musica personale in un disco estremamente sanguigno e intenso. L’asso della chitarra Marcus Deml ha dismesso i panni di turnista polivalente per vestire quelli più personali del Marcus bluesman disperato e appassionato, passione e cuore che vengono fuori lungo tutto il disco, complice anche la produzione eccelsa diretta dallo stesso Deml. Un enorme valore aggiunto è l’evidente affiatamento del quartetto tedesco, il quale ha scelto di registrare una live session per trasmettere quanto più feeling possibile all’ascoltatore, che nel giro di poche note si trova al centro della sala prove di questa band incredibile.

Prima di parlare della musica in quanto tale sento l’esigenza di ribadire quanto sia incredibile la qualità che Deml è riuscito a incidere sui nastri che compongono questo piccolo capolavoro del rock blues contemporaneo, una ventata d’aria fresca nel mondo del digitale e dell’esasperato: un disco così dinamico non mi capitava sulla scrivania da tanto tempo. Dinamica è una parola chiave in ogni aspetto del disco: fatta eccezione per la cover/tributo Sunshine Of Your Love, ci troviamo davanti a 10 pezzi di sano Rock Blues che spazia da atmosfere claptoniane a parti meno delicate e più ispirate a Gary Moore. Inutile dire che il tocco vellutato di Deml e il suono della sua Stratocaster la fanno da padroni, ma mai mettendo in ombra lo splendido ricamo ritmico di Markus Setzer e Felix Dehmel e la voce potente e calda di Gordon Grey che allestiscono un groove continuo e longevo.
Questo modo dinamico e vario di proporre i vari brani, che nascondono sorprese a loro volta, rende l’ascolto sempre molto vario ma mai caotico, interessante e mai scontato, con ogni sfumatura di blues e rock coperta in maniera incredibilmente efficace. Il buon Marcus, che non è di sicuro pigro, si è lasciato lasciato scappare perfino qualche assolo un po’ più cattivo e vivace, senza mai perdere di vista gusto e mood del lavoro.

Che dire: un debutto simile, che mette su nastro l’esperienza di un musicista longevo e capace, con qualità e capacità, che fa trasparire la passione anche dopo decenni di lavoro, è una grande ispirazione. Perfino l’artwork fa trasparire la grande cura alla base di ogni scelta sempre alla ricerca della qualità, che hanno portato fisicamente fra le mie mani (sorprendente nell’epoca del download e del digitale, eh?) una gemma che non può rimanere nascosta. In auto viaggiando, nelle cuffie lavorando o nello stereo come sottofondo, non c’è chance che questo disco non attiri la vostra attenzione con qualche sfumatura o particolare. IMPERDIBILE.

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