SOEN – Lotus

by Bruno Prato

Avevamo lasciato i Soen con “Lykaia”, buon album risalente a due anni fa, ma che non è riuscito a esprimere le potenzialità della band. Il gruppo svedesse ha operato sotto l’impronta delle loro influenze, mancando di individualità,  per un bel po’ di tempo: Opeth e Tool sono nomi impossibili da non citare quando si parla dei Soen, avendo attirato l’eredità della band per un totale di tre pubblicazioni da quando il progetto ha preso forma per la prima volta con l’album “Cognition”. Metto subito in chiaro che con “Lotus”, la loro quarta e ultima uscita, il gruppo non ha avuto l’intenzione di allontanarsi dal suddetto percorso nemmeno questa volta, ma, invece di cercare di scrollarsi di dosso quelle influenze, le hanno abbracciate e ne tratto la parte migliore..

 

Il disco dalla durata di circa un’ora scorre via liscio senza intoppi, per questo motivo risulta difficile indicarvi qualche traccia che sia più meritevole di altre; certo: manca sicuramente il pezzo da novanta, ma la qualità media dell’album è decisamente ottima.

L’esplosivo riff di “Opponent”, ci apre le porte con un inizio potente e massiccio, supportato a dovere dalla sezione ritmica, che lascia poi spazio alla voce di Joel Ekelöf in grado di accompagnarci fino alla fine della canzone (come in tutto l’album) più che egregiamente. Continuiamo in ordine sparso con la title track, l’ennesimo momento clou nel disco: una ballata bella e persistente, adornata da suoni di organo e un’atmosfera generale incombente, che trasuda sentimento e mette in scena un assolo di chitarra squisito. La competenza musicale dei Soen è indiscutibile: tutti gli strumenti suonano come si deve e canzoni come la sopracitata “Opponent“, “Martyrs” o “Lunacy” illustrano come la band sia maturata nella loro formula e scrittura delle tracce. Martin Lopez continua a dimostrare abilità magiche con la batteria, mentre il basso di Stefan Stenberg lega ogni nota con l’eccezionale lavoro del chitarrista Cody Ford, il quale ha sostituito Marcus Jidell l’anno scorso, pochi mesi dopo l’uscita di Lykaia. Ogni cosa è al proprio posto e se l’influenza di band come i già citati Opeth o Tool continuano a echeggiare nell’intera opera, lo fa in modo sicuramente più saggio ed equilibrato rispetto al passato. Anche in termini di suono ci sono stati miglioramenti, la produzione di David Castillo è solida e convincente: la qualità complessiva è nettamente migliorata rispetto al precedente lavoro della band, il cui mix era molto sbilanciato tanto da richiedere l’uscita di una versione rivisitata con “Lykaia Revisited”.

 

Lotus è indubbiamente l’album più notevole della carriera dei Soen, riuscendo ad avere un proprio stile pur non facendo alcuno sforzo per nasconderele proprie fonti di ispirazione, dimostrando di aver compossto un lavoro fresco ed incalzante, ricco di brani egregiamente strutturati che i fan del genere (e non) sapranno apprezzare.

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