SICKENING HORROR – Chaos Revamped

by Luca Gazzola

I greci Sickening Horror tornano con un nuovo album a 5 anni dal precedente “Overflow“. Si tratta di un gruppo death metal nato ad Atene nel 2002, che ha esordito l’anno seguente con un promo e nel 2007 con il primo album “When Landscapes Bled Backwards“. Da allora hanno pubblicato quattro full length compreso questo di cui parleremo oggi, “Chaos Revamped“. Il genere è death metal piuttosto tecnico ma allo stesso tempo melodico, con interessanti influenze sia da gruppi storici death come i Nile, sia dal thrash metal come i Kreator. Le registrazioni sono ottimali e il mixaggio è buono, in una formula abbastanza equilibrata e standardizzata visto il genere dell’album, che è composto da dieci pezzi di una durata uniforme compresa dai 3 minuti e mezzo ai 4 minuti e mezzo, per una durata totale di circa 39 minuti.

Tra le canzoni rilevanti:

  • Outburst“: primo pezzo. L’intro in questo album è praticamente inesistente, si parte subito in quarta con un pezzo pestato, rapido e brutale. Nonostante tutto riesce comunque a dare una sorta di melodia, specialmente nell’assolo, tra una batteria frenetica, un basso tecnico e distorto, le chitarre ancora di più e un growl importante. Il singolo su Youtube ha collezionato migliaia di views in 4 mesi, che per una band minore sono tante, e non si può dire che non siano meritate.
  • Cubical Void“: quarta canzone dell’album. Il pezzo più melodico e, se si può dire, tranquillo, con un’intro orecchiabile e un ritornello godibile, senza togliere nulla ai riff. Alla struttura piuttosto semplice fa risalto un bridge piuttosto lungo ed elaborato prima del ritornello finale, con risultati interessanti.

Rispetto ai primi album la componente progressive è praticamente sparita, riprendendo uno stile più semplice e melodico coniato in “Overflow”; sono stati rimossi però i pezzi con lunghi intermezzi simil pulito come, ad esempio, “Fractal Maze“. I Sickening Horror a quasi ogni opera hanno cambiato qualcosa nei suoni, nelle registrazioni e negli effetti utilizzati (qui praticamente insistenti), in un’evoluzione continua. In questo caso il risultato è un album un po’ semplificato in alcune conclusioni, pestato senza ritegno e senza pause, sacrificando anche parti tranquille che abbondavano invece nello scorso album. Nel contempo però la componente melodica è rimasta costante se non aumentata, riuscendo a farla coesistere con quella pestata in maniera armoniosa, rendendo l’album abbastanza godibile ma poco paragonabile a quelli precedenti riguardo allo stile usato.

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