RITI OCCULTI – Tetragrammaton

by Alessandro Coos

I Riti Occulti, band Blackned Doom Metal romana nata nel 2011, ritornano  sulla scena dopo tre anni con il terzo album Tetragrammaton.
Il precedente Secta aveva positivamente impressionato la critica e i fan grazie ad una proposta personale e dagli arrangiamenti intriganti, rendendo di fatto i Riti Occulti uno dei nomi di punta della scena del bel paese.
Tetragrammaton riparte da quanto espresso sino ad ora, una miscela personale di Drone, Doom, Sludge e Black metal, che ancora una volta sa stupire per la bellezza degli arrangiamenti e per la superba prova dei singoli musicisti, in particolare per la sublime voce di Elisabetta Marchetti.
Il gruppo è da sempre molto attento a curare ogni singolo aspetto della propria proposta e anche questa volta non si smentisce, utilizzando una copertina dai colori forti carica di simbolismi e creando un concept lirico profondo e intimo legato al mondo dell’occulto e della religione.
Una delle caratteristiche che intrigano maggiormente è la capacità del gruppo di ricreare un’atmosfera pesante e opprimente con il solo utilizzo di sintetizzatori, basso, batteria e voci. La musica proposta ha inoltre il grande pregio di creare un flusso continuo che non stanca chi ascolta, ma lo ingloba nel suo sinuoso percorso mantenendo intatta la sua freschezza per tutta la durata del disco attraverso le sue melodie oscure e mistiche.
La sezione ritmica è possente e dinamica, sopra di essa troviamo tastiere e cori che rendono ancora più macabri gli arrangiamenti ed il tutto è sorretto da un’alternanza di cantato in growl e voce femminile in pulito che eleva i brani donando un tocco epico e sofferto ai brani.
Nove sono i brani che compongono Tetragrammaton, di cui il primo è un’intro efficace e angosciante che sin da subito chiarisce cosa ci dovremmo aspettare. A seguire ritroviamo una lunga suite divisa in quattro parti chiamata Adonai (I-IV), lungo la quale ritroviamo gli elementi che caratterizzano il suono dei Riti Occulti, ovvero tastiere oscure, voci femminili evocative, growl disturbante e una robusta sezione ritmica. Questa suite è molto affascinante nel suo incedere e merita un ascolto approfondito senza saltarne neanche una parte, essendo forse l’apice del disco.
Dopo questa splendida suite troviamo un brano molto interessante, Atziluth, dove ritroviamo molti elementi affini al folklore orientale.
Il finale del disco è affidato a tre brani molto interessanti che concludono degnamente questo percorso: Beriah, brano che presenta cori molto evocativi; Yetzirah, brano oscuro e dal forte odore di Doom; Assiah, brano possente ma forse il meno interessante del lotto.
Tetragrammaton è dunque un gran disco, molto vario e coinvolgente, che sa avvolgere nel suo alone mistico chi ascolta e trascinarlo in un’altra dimensione.

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