NERVOSA – Downfall Of Mankind

by Leonardo Cervio

Mai far incazzare una donna: quante voglio abbiamo ricevuto questo consiglio spassionato da amici, e puntualmente non lo abbiamo rispettato? Ma lungi dal fare discorsi riservati ad agenti matrimoniali, torniamo a noi: un fattore di novità del metal del nuovo millennio è rappresentato dalla sempre più costante presenza del mondo femminile all’interno della scena metal. Il che non può che essere accolto benevolmente, sia per sdoganare la misoginia malcelata dell’heavy metal, sia perché permette di ampliare la sfera delle sperimentazioni e di soluzioni che si possono estrarre dal cilindro. Alcuni generi ne fanno il cavallo di battaglia, arrivando ad abusarne fin troppo (vedi Symphonic e Gothic), mentre in altri il mondo rosa è rimasto più in periferia, non riuscendo a sfondare appieno.

Ed è questo il caso: un trio di ragazze che si destreggia tra il thrash metal più tagliente e il death metal più old school, che non scendono a compromessi e scaricano in faccia tutta la loro furia, mirando a distruggere definitivamente il muro di cui parlavamo sopra. Questo sono le Nervosa: Fernanda Lira al basso e alla voce, Prika Amaral alla chitarra e alla seconda voce, e la new entry Luana Dametto alla batteria. Se poi aggiungo il fatto che sono brasiliane, la prima cosa che vi balza all’ore… MA SONO LA COPIA AL FEMMINILE DEI SEPULTURA!!!

Piano, rallentiamo. L’influenza dei leggendari thrasher di Belo Horizonte nella giovane carriera della band è chiara ed evidente, e nei primi due album questo lo era ancor di più: cattivi, aggressivi, ben suonati, ma troppo derivativi. Per questo vi era molta curiosità circa il loro ritorno: curiosità nel vedere se le tre ragazze fossero in grado di realizzare e di modellare un proprio stile personale, senza limitarsi al semplice ricalco degli stilemi del genere.

E alcune novità ci sono. La prima, e quella più evidente, è la direzione musicale presa della band: il thrash metal ha lasciato spazio, un po’ a sorpresa, alla componente death: death metal old school, quello tagliente, veloce, senza fronzoli. La nuova entrata Luana Dametto alle pelli non brilla per varietà esecutiva, ma quando si tratta di picchiare duro è una vera macchina da guerra; Amaral alla sei corde è la responsabile della tempesta sonora che ci investe, sciorinando riff granitici e affilati uno dietro l’altro, senza soluzione di continuità e senza un attimo di respiro. E qui risiede il punto debole dell’album.

La struttura delle canzoni è troppo ricorrente e in quasi tutti i casi è la medesima: strofa-ritornello-strofa-ritornello-intermezzo-ritornello. Alla lunga questa ripetizione arriva a mitigare l’effetto sorpresa scaturito dal nuovo sound della band: solo due brani su tredici sfondano i quattro minuti, a dimostrazione della similarità strutturale delle canzoni. Ma ciò non è necessariamente un male, anzi: nel metal estremo non è raro trovare pezzi di durata ridotta ma violenti all’inverosimile, e le Nervosa con un po’ più di inventiva e di variazioni compositive avrebbero veramente potuto giocare un bell’asso nella manica.

Ma alla fine cosa ci ritroviamo con questo “Downfall of Mankind“? Troviamo un’ora di classico death metal di puro headbanging, sgrezzato e reso ancora più martellante da una produzione al top: dimenticate le produzioni fin troppo confusionarie e low budget di una volta, volte ad acuire una ideale sensazione di malignità e di oscurità. Fernanda Leira sferzerà i vostri timpani, sbraitando nel microfono le ingiustizie e la merda del mondo in cui viviamo attraverso il suo scream, senza disdegnare alcune incursioni nel growl, aiutata dalla compagna Prika. Tracce come “And Justice For Whom…?“, “Horrordome“, “Bleeding” sono delle mazzate sui denti come solo i brasiliani e le Nervosa sanno fare, con il loro incidere continuo, pressante e assillante: atmosfera opprimente che raggiunge l’apice con “Cultura Do Estupro“, cantata nella lingua nativa, dove testo, musica e violenza diventano tutt’uno, in un crescendo che non lascerà intatto il vostro collo!

Un disco che trasuda rabbia, che trasmette una carica devastante e che farà contenti gli amanti delle sonorità d’altri tempi: le Nervosa non avranno fatto quel passo in avanti decisivo e tanto acclamato dalla scena, ma in compenso sembrano avere imbeccato una direzione musicale precisa e definita. Solo il tempo ci dirà se queste ragazze riusciranno a imporsi nel panorama estremo mondiale con decisione: nel frattempo, “Kill The Silence“, “Raise Your Fist” e scapocciate duro!!

P.S. Date un ascolto pure alla traccia bonus posta a fine tracklist “Selfish Battle“: capirete da soli l’evoluzione delle Nervosa da quattro anni a questa parte. E se potete vederle dal vivo, non perdetele assolutamente, perché le tracce di quest’album sembrano concepite per distruggere il palco in sede live!

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