MESSA – Belfry

by Metalpit.it Staff

Il primo appellativo che mi viene in mente per descrivere i MESSA è: originali. E se il buongiorno si vede dal mattino…

Nati da poco, nel 2014, si esprimono in un Doom, anzi precisamente Scarlet Doom molto evocativo, originale e con varie influenze che spaziano dai Pentagram ai Bellwitch, dai Windhand a Jex Thoth, dai Sabbath Assembly ai Bathory.
Belfry, questo loro album di debutto, assembla Dark, Occult Doom anni ‘70, Ambient, Drone, Heavy Metal, Elettronica.

Era tipico della scena Occult Doom anni ’70, trattare temi legati all’esoterismo, al misticismo e all’occultismo , ma questi sicuramente sono ben diversi da quelli trattati dalla scena Black metal.
I MESSA si avvalgono della bella ed espressiva voce di Sara, notevole ed ammaliante, perfetta per questo genere, che si interseca tra batteria, tastiere, basso e chitarre in un turbinio di suoni, colori e voce che portano all’interno di un caleidoscopio multicolore dalle infinite combinazioni originali e stupefacenti. I testi sono consoni e perfetti per il genere e il contesto, molto validi e ricercati.

Il primo brano, Alba, trascina da subito in terre lontane, ataviche, con suoni ancestrali e quasi primitivi: è quasi come essere risucchiati da un enorme didgeridoo che alla fine sfuma i suoi suoni cupi, terminando d’improvviso il suo richiamo…
Babalon inizia da subito lenta e decadente, poi ecco arrivare le chitarre: dapprima Heavy, poi ecco arrivare la voce, che si destreggia tra suoni che portano la mente agli Agalloch, ai Sòlstafir, ai Mono. Sussurri, batteria alla stregua di un metronomo, chitarre che si insinuano con riff prepotenti e classici, per essere subito richiamate all’appello dal basso.

Fårö è la terza traccia, breve e strumentale, quasi una piccola dichiarazione, limpida e precisa.

Hour Of The Wolf è forse il pezzo migliore, che inizia con la voce suadente, magica e limpida di Sara, accompagnata da chitarre struggenti e dolci… Ma ecco che, d’improvviso, il tutto assume un’accelerazione portentosa e la voce diventa grintosa, facendo piombare tutto in pieno Heavy Metal e Hard Rock! Pezzo veramente notevole e che termina con un assolo stupefacente!

Con Blood si torna a suoni decisamente Doom, Ambient e Drone che via via assumono tratti quasi ossessivi, cupi, con la voce che sembra provenire da luoghi mistici e lontani… Anche i suoni assumono fasti arabeggianti, con l’inserto magico di un sax, ammaliante. Il tutto continua in un crescendo dagli echi Tooliani: brano magistrale!

Tomba fa piombare l’ascoltatore per 3 minuti tra echi, fruscii, ticchettii e tocchi inquietanti, forse anche voci ectoplasmiche..
New Horns è quasi un pezzo classico, con belle chitarre, che termina con un assolo notevole. Bell Tower è totalmente strumentale, tra riecheggi e suoni metallici, inquietante.

Outermost è puro Doom, con la voce che diventa quasi un lamento. A chiudere questo lavoro, ecco Confess, un brano praticamente unplugged e intimista, con la voce di Sara molto decisa, potente e graffiante.
L’artwork è fine e ricercato, la produzione ottima e lodevole.

Questo Belfry è un’opera di alto spessore, una perla che dichiara la certa potenzialità e futuro dei MESSA, nuova e grande realtà del panorama Doom italiano. Chapeau!

Line-Up:

Mark Sade: guitar/bass/ambient
Sara: Voice
Mistyr : drums
Albert: lead guitar

Website MESSA

Messa-Band

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