MALEVOLENCE – The Other Side

by Jacopo Silvestri

Nel mondo dell’hardcore/metalcore, un risultato ambito da tanti ma ottenuto da pochi è l’affinazione del proprio sound fino a renderlo personale, il meno asettico possibile. Per quanto ormai sia pressochè irraggiungibile un risultato totalmente sterile dalle influenze esterne, ci sono formazioni che riescono a differenziarsi dagli standard, non passando per la solita offerta prevedibile e piena di cliché, motivo per cui il genere viene spesso criticato.
Tra queste band, una menzione se la meritano i Malevolence, che con due album rilasciati tra 2013 e 2017 si son fatti conoscere mettendo in mostra un buon potenziale. Il gruppo inglese torna ora a farsi sentire con un nuovo EP, dal titolo “The Other Side”; non sarà il lavoro che cambierà le sorti del loro futuro, ma sicuramente ci può mostrare se i buoni spunti dei precedenti dischi continuano a essere parte di quanto compongono.

Sono tre gli inediti di questa produzione di circa 12 minuti: un ascolto rapido che colpisce dritto al punto. “Remain Unbeaten” apre le danze con una successione malefica di riff in pieno stile Lamb of God alternati a breakdown micidiali, che stanno ben attenti a non sfociare nella prevedibilità. La seguente “Keep Your Distance” ripropone gli stessi elementi in una chiave ancora più spietata e diretta. Inoltre, continua il legame tra Malevolence e Knocked Loose dopo un recente tour assieme, con il cantante di questi ultimi, Bryan Garris, che compare in un settore, donando un carattere più grezzo al pezzo.
Intrigante anche la diversità dell’ultimo brano, “The Other Side”, dove il tempo rallenta e il sound diventa meno aggressivo. Una maggiore continuità ai primi due singoli non sarebbe dispiaciuta, ma anche questa ballad fa una buona impressione, presentando come unico difetto una velata sensazione di già sentito, che aleggia per la prima volta nell’ascolto di questo lavoro, ma senza compromettere l’ascolto.

Tre pezzi concisi, che lasciano ben pochi dubbi sulla qualità della band da Sheffield e dimostrano come il quintetto non si sia adagiato sugli allori degli apprezzamenti ricevuti dopo i primi due dischi. Anzi, questo EP fa ben sperare per il futuro del gruppo, in quanto rimanendo fedeli alla sua eredità, e con i sacrosanti ritocchi del caso, il prossimo album potrebbe equivalere alla loro consacrazione come una delle realtà più in voga nel genere. Da tenere d’occhio.

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