INTERNAL CHRONICLES – Crimson Storm

by Jacopo Silvestri

Succede saltuariamente che le menti dietro un progetto non svelino alcun dettaglio sulla loro identità, gesto che viene compiuto per fare in modo che l’ascoltatore concentri tutte le sue attenzioni sul lavoro in questione, senza lasciarsi influenzare da altri dettagli relativi alla band. Questo ragionamento è stato seguito anche da NoOne, musicista che gestisce la one-man band Internal Chronicles, infatti sul suo conto è nota solo la nazionalità croata, nient’altro.

Crimson Storm” è il secondo lavoro prodotto dall’artista, realizzato in collaborazione con altri colleghi, e si presenta come un concept album concentrato sull’esaltazione del sentimento dell’amore, con tutte le emozioni che porta con sé, che siano gioiose o meno.

L’opener “A Beautiful Day to Die” apre il disco presentando quello che sarà il suo contenuto: quaranta minuti di musica che vanno a unire l’eleganza e la malinconia del Doom Metal con uno scream graffiante tipico del Black, formando uno stile che si collega bene ai temi trattati e convince in partenza. La seguente “Crimson Maiden” muove i primi passi marcando ulteriormente il divario tra le due facce della proposta, per poi evolversi e variando molto nella sua durata: si può notare anche un intermezzo melodico nel quale salgono in cattedra prima una voce maschile parlata e poi quella femminile, accompagnate solo da una melodia soave in pianoforte. Subito dopo, il pezzo riprende con esuberanza, lasciando comunque spazio a degli elementi melodici che rimandano al Gothic.

Proseguendo il lavoro troviamo continuamente composizioni diverse tra di loro, dalla coinvolgente e irruenta “The Life’s Cure” alla sinfonica e strumentale “Crimson March“. Tutta questa varietà, però, non riesce mai a lasciare il segno in maniera decisa, con pezzi molto eterogenei ma allo stesso tempo poco accattivanti. Un esempio di come la diversità non sia sempre sinonimo di qualità costante lo troviamo verso il finale, con “You Are” che si può definire come il brano migliore della produzione, seguito da “Deadly Silence“, nella quale non convince particolarmente l’inserimento dei riff melodici nel contesto.

L’artista croato ha buone idee in mente, e “Crimson Storm” ne è la prova, però allo stesso tempo il potenziale a sua disposizione non è stato sfruttato al meglio. Ora, dal futuro della one-man band ci si aspetta una maturazione progressiva, in modo da offrire col tempo altre prove più convincenti di quella appena trattata.

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