IMMINENCE – This Is Goodbye

by Giuseppe Turchi

Quello degli Imminence è uno stile che sotto certi aspetti ricorda molto quello dei Bring Me The Horizon, con una vena Metalcore nei primi album che via via si perde per adagiarsi nei più tranquilli lidi dell’Alternative. Se infatti il primo album “I” e i due successivi EP presentavano delle sonorità anche molto pesanti (vedi “Wine & Water“), con “This Is Goodbye“, uscito lo scorso 31 marzo su Arising Empire, il quartetto svedese ha deciso di puntare tutto su melodie catchy e cori ‘Whoa-oh’. Il risultato finale è un lavoro nel quale spicca in maniera decisa la voce di Eddie Berg, ragazzo i cui pregi sono la buona versatilità e l’interpretazione sempre molto sentita dei testi.

Il disco apre con la titletrack “This Is Goodbye” in cui è un massiccio riff in palm-mute a contornare i sopracitati cori, mentre le tre parole ‘this is goodbye’ vengono ripetute ossessivamente come un mantra. Il pezzo in sé fa il suo lavoro e fila liscio come l’olio, lasciando intuire il peso crescente e soverchiante delle tastiere. Sono infatti numerosi gli effetti utilizzati e con un volume tanto alto da mettere in secondo piano il comparto chitarristico. D’altronde è un’energia melodica quella che si vuole trasmettere, un muro sonoro che lascia sfogare l’aggressività quel tanto che basta per non scivolare nel Pop più spudorato. Ciò è evidente nelle seguenti “Diamonds” e “Broken Love“, entrambe molto orecchiabili grazie a ritornelli incisivi e un sapiente uso dei cori, rinforzati ogni volta da almeno due linee di synth. “Daggers” piacerà sicuramente alle anime più sensibili, a chi si sente ferito e nonostante ciò prova o vorrebbe far di tutto per risollevare la situazione, mentre ritmicamente parlando “Not A Rescue” si rivela la più coinvolgente del lotto con l’ennesimo ritornello/mantra, questa volta accompagnato da una batteria incalzante che si radica in modo irriversibile nella testa:

Don’t call me a saint when I feel like a sinner
Don’t call it a tie ’cause we both know who’s the winner
This is not a rescue
Don’t say I have wings when I’m not an angel
Don’t say it’s ok because
This is not a rescue
This is not a rescue

A chiudere ci pensa invece “Desert Place“, un pezzo giocato su riverberi e delays che molto ricorda il tocco dei 30 Seconds To Mars di “This Is War”.

Tirando le somme, “This Is Goodbye” è un album che, per il genere in cui si inserisce, fa egregiamente il suo lavoro. La produzione, così come la prestazione vocale, è ottima, con una batteria e una chitarra che mostrano una certa sapienza nelle loro partiture, una finezza per così dire, sebbene siano spesso sovrastate dal volume delle tastiere. I punti dolenti stanno sostanzialmente nel rievocare la musica dei Bring Me The Horizon da un lato, e nei testi che, pur indicando i concetti con chiarezza, peccano di poca variabilità e si arroccano su continue ripetizioni. Inoltre va detto che l’ottima performance vocale viene appiattita da un modo di fare ricorsivo, dal rigido stazionare su un preciso range di note e cori che alla lunga stanca.

In definitiva, la prova degli Imminence merita certamente la promozione, tuttavia è necessario ulteriore lavoro affinché questi ragazzi possano autonomizzarsi dai riferimenti a band più famose. Molto importante per il futuro sarà anche la creazione di un disco sufficientemente vario al proprio interno, in modo che l’orecchio dell’ascoltatore non si trovi a dover fare i conti con la noia.

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