FORGOTTEN LIGHT – Window at the Corner

by Luca Gazzola

I Forgotten Light sono una band sarda nata nata nel 2011 e con un album full length alle spalle pubblicato nel 2013 (“Where Light Ends“). Lo scorso settembre hanno pubblicato questo nuovo album, composto da 7 canzoni dalla durata compresa tra i 7 e i 13 minuti, salvo l’outro di 2 minuti e mezzo, per una durata di un’ora abbondante (1:04:10). Si è puntato sulla melodia spaziando agevolmente tra symphonic, alternative, thrash e rock con una marcata tendenza al progressive, una miscela che fila liscio tra i frequenti cambi di tempo, a volte abbastanza da non capire sempre quando finisce una canzone e inizia un’altra. I suoni sono puliti, tra la batteria non sempre presente ma incisiva, le chitarre con suono metal, le tastiere che rendono possibili le transizioni tra più generi all’interno delle canzoni, avendo un ruolo in primo piano e la voce gradevole ma che sforza nel growl, ma rimane comunque azzeccata al genere.

Tra le canzoni rilevanti:

  • Lucifer Effect: secondo pezzo. I primi 4 minuti sono un intro strumentale gradevole anche se lungo, tra cambi di tempo e l’alternanza di tutti gli strumenti. La parte cantata vede l’unione di alternative, rock e symphonic dando un’atmosfera calma, fino al ritornello in cui si rientra con un growl leggero, per poi ritornare nel symphonic fino al finale col botto di una canzone lunga quasi quanto quelle riscontrate nel doom.
  • Path: sesta canzone dell’album. Intro lenti molto gettonati in questo album, poi il riff che crea atmosfera placida e infine un ritornello con growl alternato a voce pulita che rende la canzone inconfondibile all’interno dell’album, considerabile anche come la più pesante e con accenni groove metal, per via dei ritmi vivaci di batteria e chitarre nel bridge e nei riff finali, oltre alla voce in growl. Quasi dieci minuti di canzone che però i Forgotten Light sono riusciti a rendere leggeri e scorrevoli tra parti calme e potenti.

Rispetto all’album precedente la band sarda ha puntato parecchio sulle parti calme che già avevano una parte significativa nel primo album, riducendo le parti pesanti e annullando l’influenza power. Il risultato è stato un album accettabile nel caso non si avesse seguito la band dall’inizio, ma probabilmente avranno deluso un po’ di vecchi fan più metallari “puristi”, o che preferivano toni più pesanti.

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