CAUSTIC VOMIT – Festering Odes to Deformity

by Jacopo Silvestri

Trenta minuti intensi, nei quali l’ascoltatore viene travolto da una cattiveria inaudita che non lascia mai scampo, generando un muro del suono invalicabile e imponente. Si presentano in questo modo i Caustic Vomit, con la loro prima demo che verrà rilasciata da Redefining Darkness Records nel mese di febbraio, dopo esser stata pubblicata inizialmente a dicembre in maniera indipendente. Con “Festering Odes to Deformity” i quattro russi mostrano immediatamente di avere le idee chiare e una giusta attitudine, che li portano a introdursi a testa alta di fronte a uno scenario dove regna l’oscurità e la morte, tramite un Doom/Death Metal nella sua versione più grezza e diretta.

Questa edizione non porta modifiche rispetto a quella autoprodotta, se non per un artwork diverso solo in quanto più adatto alla versione in cassetta del lavoro, con i dettagli scritti nel lato sinistro. Parlando della musica, in partenza il riffing è lento e ossessivo ed emerge per la sua intensità, percepita ancor di più dalla scarica immediata di cattiveria dovuta all’entrata della voce. Il growl del cantante e chitarrista S. è tenebroso e profondo, e si unisce bene alle parti strumentali anche quando accelerano inaspettatamente. Come si può sentire in “Immured in Devouring Rot” i Nostri passano senza alcun preavviso da un settore opprimente a due minuti di pura violenza musicale, veloci e furiosi, dove si possono notare anche due assoli di chitarra, uno di seguito all’altro, ben inseriti nel contesto. La caratteristica fondamentale della produzione è la conservazione persistente di un’atmosfera sulfurea, aspetto che non viene mai a mancare, mostrando come nonostante questo sia il primo lavoro del quartetto, le canzoni risultino scritte con consapevolezza e maturità.
Churning Bowel Tunnels” si può definire a mani basse la traccia più aggressiva: non lascia un attimo di tregua per tutta la sua durata mentre riff si susseguono rapidamente lasciando alle loro spalle desolazione e tormento.
Nella conclusiva “Once Coffined Malformities” la componente Doom prevale, ma le sferzate Death non esitano a presentarsi e lo fanno in maniera improvvisa e violenta, come si può sentire chiaramente tra il sesto e il settimo minuto. Infine, il disco termina com’era iniziato, con ritmi lenti e asfissianti, uniti a un assolo di chitarra che aggiunge un tocco nostalgico.

Questa demo è composta da tre tracce che, pur seguendo la stessa strada, riescono a differenziarsi tra di loro senza mai calare di livello, presentandoci così una formazione che in futuro potrebbe arrivare sicuramente a risultati ragguardevoli. “Festering Odes to Deformity” è un lavoro nel quale regnano il mistero e l’afflizione e si può sicuramente giudicare come un ottimo inizio di carriera per i quattro russi.

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