ARCHSPIRE – Relentless Mutation

by Jacopo Silvestri

Se c’è qualcosa che riesce bene agli Archspire, questa è l’andare oltre ai confini, rompendo gli schemi e riuscendo a risultare unici in un genere, come il Technical Death Metal, che negli anni è riuscito a proporre gruppi dal valore inestimabile, come Spawn of Possession, Necrophagist e via dicendo.

Ma analizziamo prima com’è arrivato questo successo per i canadesi in meno di dieci anni: siamo nel 2011 ed esce “All Shall Align”, debutto che evidenzia fin da subito la loro proposta musicale ambiziosa e originale, seguito da “The Lucid Collective”, datato 2014, il quale ha contribuito molto alla loro popolarità, essendo stato pubblicato tramite Season of Mist. Seguendo la cadenza triennale arriva il loro terzo album, “Relentless Mutation“, pubblicato sempre per la label francese, che appare come una prova importante per la formazione, dovendo confermare il vasto potenziale dimostrato in passato.
Si nota immediatamente come la durata nel complesso superi solo di qualche secondo la mezz’ora, ma essendo un album concentrato sul risultare efficace a primo intatto, piuttosto di puntare a lunghi archi di tempo, la scelta è comprensibile.
Involuntary Doppelgänger” mette subito in chiaro le cose, con la tecnica che si fa notare in ogni secondo di ascolto, grazie a velocità inverosimili, sia nelle parti strumentali che nel cantato, e una varietà davvero unica, capace di colpire in continuità. Nella seguente “Human Murmuration” risalta l’assolo di basso presente a composizione, opera del nuovo innesto del quintetto Jared Smith, in grado di non far sentire la mancanza del predecessore mostrando notevoli capacità. Continuando con l’ascolto c’è poco da dire, che sia per la batteria di Spencer Prewett, le chitarre di Tobi Morelli e Dean Lamb, la voce di Oli Peters o il basso del già citato Smith, il bagaglio tecnico a disposizione sembra non terminare mai. Parlando delle parti vocali, esse sono una peculiarità sia del disco sia degli Archspire stessi, come dimostra “Calamus Will Animate“.
Con la lunga “A Dark Horizontal” si chiude il disco, non molto lungo ma parecchio incisivo e che dà la conferma di come il quintetto canadese si stia portando tra i gruppi al vertice della scena Death Metal recente.

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