APHYXION – Void

by Jacopo Silvestri

Pur essendo anagraficamente giovani, gli Aphyxion possono vantare già una buona esperienza alle spalle. La band è attiva da oltre un decennio e con questo nuovo album intitolato “Void” giunge al terzo capitolo della propria carriera, escludendo gli EP vari che hanno caratterizzato il loro primo periodo. Nel precedente “Aftermath” abbiamo potuto notare un passaggio abbastanza marcato da un Melodic Death Metal tradizionale a uno stile che non disdegna l’aggiunta di influenze Metalcore, per una proposta finale non originale ma comunque gradevole all’ascolto. Quest’ultima fatica continua sulla medesima strada, ed è chiaro fin da subito dove vuole andare a parare la formazione. La proposta mira a essere decisa e d’impatto, per mostrare con consapevolezza le capacità dei danesi.

Dalla partenza con “Fork Tongued” si vede la volontà di attirare immediatamente l’attenzione tramite un continuo riffing aggressivo e coinvolgente, con elementi e strutture già sentite e risentite però efficace e non eccessivamente banale. Fa il suo sporco lavoro anche la seguente “Sleepwalkers“, che mostra l’inserimento di molte più parti melodiche, a partire dal ritornello cantato in clean.
La parte che convince di meno del disco, però, arriva col proseguire dei brani. Abbiamo appena detto come il contenuto delle tracce sia essenziale e poco innovativo, ma comunque valido, e questo fattore rimane invariato se prendiamo in esame le composizioni singole. Analizzandole però nel contesto dell’album, l’offerta non convince molto in quanto andando avanti con l’ascolto si comincia a percepire una progressiva monotonia.

La produzione continua tra le melodie di “Happily Apathetic” e i riff spaccaossa di “Sedate Myself“, passando per spezzoni totalmente Metalcore come si può chiaramente sentire in “Pain“, con il giudizio generale che non varia. Anche in quest’ultimo pezzo i danesi non riescono a lasciare il segno e nemmeno a dire nulla di nuovo, e arrivati a questo punto si inizia a capire come siano ancora necessari dei miglioramenti per arrivare a un salto di qualità. Il potenziale a disposizione è comunque valido, e i Nostri lo dimostrano non calando ulteriormente di livello nel finale: le basi per migliorare ci sono e ciò permette di sperare bene per il futuro del quintetto.

“Void” non si può considerare una delusione, ma nemmeno un’affermazione. La produzione espone i pregi e i difetti degli Aphyxion; mostrando il loro potenziale ma anche la loro poca personalità, che alla lunga rende l’ascolto pesante, quasi forzato. Con le dovute migliorie i danesi possono sicuramente dire la loro, rafforzando le fondamenta che hanno stabilito col tempo e puntando in alto.

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