ANNIHILATOR – For The Demented

by Riccardo Basso
Annihilator - For The Demented

For The Demented” è il nuovo album dei canadesi Annihilator, storica band thrash metal autrice di capolavori come “Alison Hell” e “Never, Neverland”. Con gli anni, i Nostri hanno visto diversi cambi di line-up, soprattutto dietro il microfono e ciò non ha senza dubbio giovato al gruppo: in questa nuova fatica del quartetto canadese alla voce troviamo il mastermind indiscusso della band ovvero Jeff Waters. Il disco si apre nel migliore dei modi con “Twisted Lobotomy“, una sfuriata thrash dalle tinte oscure come non se ne sentivano da tempo in casa Annihilator. Dopo la successiva “One To Kill” ci si trova subito al cospetto della titletrack del disco, un brano dove i canadesi sfoderano il loro lato più heavy. Il risultato è un pezzo molto catchy che si sostiene quasi solo sulla prestazione di Waters. Dopo questi brani si può notare come dal punto di vista della produzione si sia scelto di mettere in risalto il lavoro del guitar hero canadese che, a volte, rischia però di coprire gli altri strumenti. La seguente “Pieces Of You” è una ballad dalle tinte macabre che guadagna punti dopo più ascolti, lasciando in un primo momento spiazzati. “The Demon You Know” si apre in un modo che ricorda vagamente un incrocio tra la celebre “21” e i Megadeth degli anni ’90, per poi diventare un pezzo dalle forti tinte hard rock che esplode in un ritornello immediato. Questo è probabilmente uno dei brani più divertenti del disco. I brani successivi, ovvero “Phantom Asylum ” e “Altering The Altar“, scorrono lisci e ci conducono alla breve “The Way“: pezzo totalmente piatto e anonimo che ha il sapore di un filler dove i Nostri si trasformano quasi in una band punk-rock (con le dovute pinze ovviamente). Dopo l’inutile intermezzo “Dark” si arriva alla conclusiva “Not All There“, che con le sue sfumature heavy – thrash risolleva le sorti di un disco partito bene, ma che ha un calo mostruoso nella seconda parte.
Tirando le somme, “For The Demented” è un disco discreto che illude l’ascoltatore che si aspetta un ritorno totale alle radici thrash. L’album nel complesso scorre bene, anche se appunto la prima parte del disco suona più ispirata e convince più della seconda, in cui i brani tendono a perdersi in loro stessi e fanno di tutto per non farsi ricordare, sebbene si lascino comunque ascoltare con piacere. L’unica cosa che lascia perplessi è “Dark“, un intermezzo di due minuti che ha il solo scopo di allungare il brodo e che forse avrebbe avuto un senso se fosse stato posto in apertura come intro del disco. “For The Demented” deluderà sicuramente tutti coloro che si aspettano un nuovo “Alison Hell”, ma se invece avete apprezzato le ultime prove della band canadese e in generale non vedete di cattivo occhio il passaggio dall’hard rock al thrash all’interno dello stesso brano, sicuramente troverete pane per i vostri denti.

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