ANNIHILATOR – Ballistic, Sadistic

by Riccardo Basso

Ballistic, Sadistic” è il titolo del diciassettesimo album in studio degli Annihilator, una vera e propria istituzione del thrash metal mondiale che non ha sicuramente bisogno di presentazioni. Il disco in questione arriva tre anni dopo il tanto (ingiustamente) bistrattato “For The Demented”, album che a detta di chi scrive si è dimostrato solido e che è riuscito a resistere alla prova del tempo.
Parlando del nuovo “Ballistic, Sadistic” il mastermind Jeff Waters l’ha sempre definito old school e uno dei migliori album della band dal 2005, le aspettative quindi si sono notevolmente alzate, ma cosa c’è di vero in questo?
Il disco suona compatto, merito anche di una buona produzione che però a volte risulta troppo pompata e incentrata alla cosiddetta loudness war (purtroppo). Questa cosa si può riscontrare anche in altri album, basti pensare all’ultimo dei Legion of The Damned o alle ultime prove dei Metallica, ma in questo caso è veramente troppo in certi casi.

Parlando di musica, l’album è decisamente più aggressivo e diretto del suo predecessore, pezzi come “Armed To The Teeth“, “I Am Warfare” e “Attitude” sono delle vere bombe a mano dove a farla da padrone è la violenza, il problema però è che spesso i pezzi suonano generici come poche cose e, se non si stesse parlando degli Annihilator, si potrebbe anche chiudere un occhio su questa cosa. Ascoltando il disco risulta difficile non scuotere la testa o muovere il piede, ma a fine ascolto sono veramente poche le canzoni che restano impresse. Le tracce migliori sono proprio quelle meno canoniche come “Psycho Ward” e “Lip Service“, ovvero brani dove la band canadese mette da parte la violenza (e il pilota automatico) per dare spazio a pezzi più catchy e ispirati dove a comandare è la creatività. Sia chiaro che le canzoni più tirate non sono sempre poco ispirate, le già citate “Armed To The Teeth” o “Attitude” fanno il loro lavoro e nel complesso divertono, ma nella maggioranza dei casi non è così, soprattutto quando ci si avvicina all’ultima parte del disco. “Dressed Up For Evil” e la conclusiva “The End Of The Lie” risultano veramente indigeste e anonime per esempio.

Tirando le somme si può dire tranquillamente che “Ballistic, Sadistic” è un’occasione sfumata a detta di chi scrive e suona per lo più generico e anonimo come album, cosa abbastanza inaspettata visto che si parla di Jeff Waters. L’impressione è che il musicista canadese abbia composto il disco in velocità provando a creare un disco diretto e violento, ma senza riuscirci totalmente. Sicuramente live i pezzi faranno successo e scateneranno poghi intensi, ma su disco risulta difficile restare totalmente coinvolti perché la maggior parte dei brani risulta piatta e senza anima.

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