AMARANTHE – Manifest

by Federico Siccardo

Che cosa pensereste se vi dicessimo che la musica, così come tante altre forme d’arte, presenta ancora una miriade di orizzonti esplorabili nonostante siano già stati fondati e santificati i generi più emblematici ormai da decenni?
Probabilmente la prima reazione sarebbe quella di gridare all’esagerazione e in un certo senso sarebbe comprensibile. Purtroppo, come ben sappiamo, un pensiero molto diffuso è quello in cui viene rigidamente affermato che “ormai il più è stato fatto”. Un pensiero che smorza sul nascere la creatività e l’entusiasmo delle giovani band che invece sognano di sperimentare e mettersi in gioco, senza trovarsi davanti alcuna barriera.
Non vogliamo però passare per ingenui, sappiamo benissimo quanto possa essere difficile trovare nuove formule di successo oggigiorno. Avere ispirazioni innovative, originali e appartenenti agli anni che stiamo vivendo non è cosa semplice ed è forse proprio quello che sta mancando da ormai troppi anni.
C’è chi si rassegna a questa mancanza, poi ci sono gli Amaranthe.

La band di Göteborg nasce nel 2008 dalle menti del chitarrista Olof Mörck (Dragonland, Nightrage) e del cantante Joacim “Jake E” Lundberg (Dreamland, Dream Evil), ma solo con l’ingresso di Elize Ryd il progetto prende forma con uno scopo ben preciso: stravolgere ogni limitazione delle sonorità già note unendo l’eclettica tecnica compositiva con una forma d’intrattenimento diretta e immediata.

Nel 2011, il debut album “Amaranthe” portò il gruppo svedese all’esplorazione degli universi del metal estremo e dell’elettronica dance per aprirsi la strada verso l’invenzione di un nuovo stile d’approccio, incorporando i due macrocosmi tradizionali e ben contraddistinti per raggiungere coraggiosamente orizzonti musicali ricercati e sofisticati, dove nessun altro gruppo metal ha mai avuto luogo.

Le pubblicazioni successive furono un’ascesa ben strutturata e decisa che portarono gli Amaranthe a consolidare sempre in maniera più definita quello che oggi è diventato il loro sound caratteristico: una combinazione di sonorità metalcore, riff di chitarra tipicamente heavy, parti di voce pulita, ritornelli e linee vocali molto catchy e pop con l’aggiunta di synth ed elettronica. “Manifest” è l’ennesimo passo nell’evoluzione dei Nostri e secondo disco dell’attuale formazione.

La genialità di Olof Mörck unita alla prodigiosa prestazione di Elize Ryd e dei suoi co-vocalist, Henrik “GG6” Englund Wilhelmsson e Nils Molin (la recluta più recente) sforna “Fearless”, un’opener track potente, precisa, melodica ed incisiva con riff e basi elettroniche infallibili, da fare invidia ai migliori compositori metal e non solo.
Una marcia militare in stile Sabaton apre “Make It Better”, caratterizzata da un ritornello cristallino e solare in contrapposizione ai growl minacciosi sempre più tecnici e calibrati del buon GG6, senza nulla togliere alle parti pulite di Nils, sempre più a proprio agio nel progetto svedese.
L’improvviso e geniale intramezzo dance di “Scream My Name” strappa un sorriso molto più che gradevole grazie anche della splendida forma di Morten Løwe Sørensen dietro le pelli che garantisce ritmi alti e adrenalinici per tutta la durata dell’album.
“Viral”, singolo e video uscito post lockdown, esprime divinamente il disagio straziante che tutti noi abbiamo vissuto in quelle maledette settimane di quarantena, sottolineando le difficoltà che gli artisti di tutto il mondo ancora oggi stanno affrontando.
Gli assoli di chitarra brevi ma funzionali in “Adrenaline”, i giri di basso di Johan Andreassen in “The Game” e le splendenti orchestrali di “Crystalline” aggiungono qualità a brani che sono tutt’altro che riempitivi, mantenendo alto il sound multidimensionale della band.
GG6 e Nils fanno spazio a Noora Louhimo (Battle Beast) come ospite speciale in “Strong” che, spalleggiando con Elize, ottiene una colorazione musicale potente quanto epica, sorprendente e senza precedenti.
In “Archangel” e in “Die And Wake Up” il gruppo torna a pieno regime in un’esuberante turbina d’energia senza sbagliare mezzo colpo, mentre “BOOM!1” è una vera e propria mina antiuomo che vede protagonista la miglior performance di GG6 mai fatta sino ad ora, evidenziando tutte le sue doti con un extrabeat letteralmente mozzafiato. Senza ombra di dubbio uno dei brani più pesanti e stravolgenti che la band abbia mai composto, a tal punto da farsi prendere la mano pure dall’elegante Elize Ryd con un simpatico tentativo di growl incredibilmente ben riuscito.
“Do Or Die” chiude i battenti come meglio non si poteva. Abituati a sentirla nella versione del singolo con Angela Gossow (Arch Enemy) in duetto con Elize, troviamo qui invece una versione con Nils e GG6 come vocalist principali e, se da un lato sembra essere meno caratteristica, dall’altro ci rendiamo conto come i due ultimi arrivati stiano trovando sempre più genuinamente il loro spazio all’interno del gruppo, confermando quella che è a tutti gli effetti la miglior formazione che la band abbia mai avuto.

Con l’ingegno, il talento e la professionalità che hanno maturato e solidificato album dopo album, i nostri beniamini continuano a conquistare sempre più fan da tutto il mondo e provenienti da attitudini musicali di ogni dove. “Manifest” rappresenta il punto più alto raggiunto ad oggi da Olof e compagni che lasciano il segno con un capolavoro carismatico, elettrizzante, diretto e potente. Alzate il volume, allacciatevi le cinture e preparatevi a salire sulle montagne russe degli Amaranthe.

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7 commenti

andrew 30/09/2020 - 19:43

Ok per tutto, purchè con riferimento a loro non si parli di metal, perchè ci troviamo di fronte,al massimo , a delle dignitose canzoncine pop. A loro confronto i Freedom Call fanno grind. E comunque, massimo rispetto per il recensore, ma per trovare genialità in questo tipo di prodotti ci vuole davvero buona volontà.

Federico Siccardo 01/10/2020 - 17:13

Ciao andrew,
grazie per il commento. Purtroppo (o perfortuna) siamo nel 2020, il mondo della musica è in costante evoluzione soprattutto in ambito metal. Oggi nel metal si possono trovare numerose influenze provenienti da molti più generi differenti e di questo dovremmo andarne fieri piuttosto che disdegnare ogni tipo di nuova proposta che non sia un qualcosa di già eccessivamente famigliare.
Definirle “dignitose canzoncine pop” mi sembra molto riduttivo rispetto a quello che la band svedese ha creato con questo ultimo lavoro e mi sembra strano come tu possa affermare ciò dato che l’album in questione uscirà domani, 2 ottobre 2020. A meno che tu non faccia parte di qualche testata giornalistica mi chiedo come tu possa aver già ascoltato il disco.
I riff, gli assoli, i giri di basso e batteria sono metal e il canto growl non sarà sicuramente facile trovarlo nell’ultimo singolo di Dua Lipa (se così fosse potrei diventare un assiduo ascoltatore pop).
Gli Amaranthe possono piacere come no, ma l’intuizione musicale che hanno avuto durante la loro carriera, e in particolar modo con “Manifest”, rimane di ottima qualità ed è assolutamente rispettabile. Per il resto de gustibus ovviamente.

Loris Clerico 01/10/2020 - 20:35

Assolutamente d’accordo con Federico Siccardo. Parlo da ragazzo giovane amante della musica, ascolto dal thrash metal al power, dall’hip-hop al new wave, arrivando al nu metal.
Faccio parte di due testate giornalistiche diverse di cui una è proprio questa, ho recensito ed ascoltato il disco per giorni e giorni, tanté che ce l’ho ancora adesso in macchina e lo sto ascoltando tutti i giorni.
È un disco molto bello con una maturazione completa della band a livello musicale ed artistico singolarmente parlando.
Gli Amaranthe non sono assolutamente pop, né meanstream, poi che la gente in generale li ascolti/segua per la gran gnocca che é Elize Ryd é un discorso secondario…. Anche i gruppi degli 80/90/2000 venivano seguiti perché erano bei fighi e semmai facevano musica da 4 soldi o con tanta melodia e basta, (scritte a tavolino anche)….quindi….di che cosa stiamo parlando?
Invece che sputt…re una band di questo genere, io mi preoccuperei di più del contorno del music business di oggi. (Pensieri miei)
Trovo brutto (ma lo accetto, ovviamente, come accetto tutte le critiche) e strano, il fatto che ci siano ancora persone che nel 2020 giudicano il libro dalla copertina, o in questo caso il disco senza averlo ascoltato, ma solamente da chi viene prodotto. Nella mia recensione personale che ho pubblicato su un altro giornale ho scritto che questo sarà un disco che rimarrà nella storia, mia valutazione personale… In futuro solo il tempo saprà dirci chi aveva ragione in passato.

Andrew 04/10/2020 - 21:18

Ragazzi, che vi devo dire…. Posto che i loro album seguono da sempre un clichè ben preciso, credo che un paio di pezzi bastino per rendersi conto che non hanno cambiato approccio nemmeno questa volta, il mio commento , peraltro, prendendo spunto dal nuovo album, riguardava generalmente la loro proposta. In ogni caso l’album è ascoltabile interamente su Spotify e l’ho ascoltato da cima a fondo, senza cambiarer opinione, e non certo per partito preso. Usando l’espressione ‘dignitose canzonicne pop’ penso di essere stato fin troppo generoso, però non voglio insistere a denigrare. Se a voi piacciono, nulla quaestio. Però, scusami, non credo che basti un giro di basso, un growl e una chitarra distorta per dire che si fa rock, quando TUTTO l’impianto delle loro canzoni è smaccatamente pop. Francamente, preferisco sul serio una Dua LIpa, che almeno non traveste il suo pop con suoni finto-metal. Boh, sarà che sono vecchio ( sul serio) e che i vecchi diventano bisbetici e intolleranti, ma a questi Amaranthe sanno di plastica, che ci volete fare? Loris, credimi, questo disco NON rimarrà nella storia, che accoglie ben altro. Apprezzo comunque il tuo entusiasmo giovanile, lo stesso che ti fa dire che una opinione diversa dalla tua significa denigrare qualcosa che a te piace. Se vuoi , puoi rispondermi dicendo che Manifest è del tutto diverso dai precedenti album degli Amaranthe…. Ma, per favore, evitiamo i ragionamenti da fan. A me piacciono molto i Powerwolf, ma se qualcuno scrivesse che sono il futuro del metal o che i loro album sono capolavori, mi metterei a ridere.

Federico Siccardo 05/10/2020 - 11:41

Andrew, il tuo ragionamento sui clichè vale per il 90% delle band esistenti sulla faccia del pianeta. Anche gli AC/DC seguono lo stesso clichè dagli anni 70 eppure guarda ancora che numeri fanno, se vogliamo parlare più “in piccolo” anche gli stessi Powerwolf (che anche io adoro) hanno un loro marchio di fabbrica ed è anche giusto che sia così. Quando hai scritto il primo commento (30/09) non era ancora uscito Manifest (rilasciato il 02/10) quindi mi faceva strano leggere certe cose su un album che non si era ancora ascoltato, le avessi scritte su un post generico della band sarebbe stato un altro discorso ovviamente.
Continuo a non comprendere il tuo discorso sul pop. E’ vero, gli Amaranthe hanno uno sfondo pop ma arrivare a definirli tali (o simili) mi sembra veramente esagerato.
Che piaccia o no loro fanno metal. Pop metal, alternative metal, modern metal e chi più ne ha più ne metta, ogni giorno spuntano fuori sottogeneri futilmente distinguibili perchè tanto di metal si tratta, la famiglia è quella.
Come già detto non si può discutere sui gusti personali, se non piacciono continueranno a non piacere anche se dovessero fare il capolavoro dei capolavori. Ma oggettivamente hanno portato una ventata d’aria fresca nel genere inserendo soluzioni che nel metal non si erano mai viste prima e per me questo è un fattore molto importante. Che poi questa ventata non piaccia è un altro discorso e ripeto, inutile discuterne.
Essendo il recensore di questo disco, ho cercato come sempre di essere il più oggettivo possibile (perchè se avessi ragionato da fan gli avrei dato 10 dato che è oggettivamente il loro miglior album ad oggi).
Come secondo te una chitarra distorta non definisce il rock (cosa su cui sono d’accordo) lo stesso vale per una melodia orecchiabile su base elettronica a non definire il pop.
PS: Dua Lipa spacca.

Andrew 05/10/2020 - 19:10

Grazie della risposta. Ovviamente dissento sulla ‘ventata di aria fresca’. Che posso aggiungere? Evidentemente abbiamo visioni diverse del metal e del rock. Per me, gli Amaranthe non fanno né l’uno né l’altro. Tu sostieni che sono ‘oggettivamente’ un gruppo metal. Non so chi di noi due sia più dogmatico, ma non fa nulla. Mi sono permesso di dare una valutazione personale su quello che per me è un gruppo mediocre che fa dischi mediocri, forse lasciandomi condizionare dai tanti anni di ‘militanza’ rock , e può darsi che sia apparso più presuntuoso che saggio. Di ciò mi dolgo, naturalmente. Non voglio apparire un hater, ma nemmeno auto-censurarmi una opinione che ho sentito il bisogno di esprimere. Lunga vita agli Amaranthe e a coloro che li apprezzano.

Federico Siccardo 06/10/2020 - 17:23

Grazie a te di aver commentato! Rimarremo su due idee differenti ma il mondo è bello perchè è vario. Lunga vita alla bella musica e a chi la sa apprezzare, qualunque essa sia.

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