I The Royal sono un gruppo olandese nato nel 2012 ed esorditi nello stesso anno con il singolo “Origins”. Ma è dopo il contratto discografico e la pubblicazione del secondo album “Seven”, nel 2017, che si sono fatti un nome, anche grazie a un paio di tour internazionali in Europa e Asia. Dopo due anni di lavoro pubblicano “Deathwatch“, che ora andremo a valutare.
Il genere è metalcore con una componente melodica rilevante, a livello di gruppi come While She Sleeps o August Burns Red e come loro anche i The Royal non si tirano indietro quando si tratta di andare sul pesante, con una batteria martellante, chitarre con un groove corposo e una voce feroce che passa da un growl pesante a uno leggero all’harsh. L’album è composto da dieci pezzi di una durata omogenea dai tre minuti e tre quarti ai quattro abbondanti per una durata complessiva di circa quarantuno minuti.
Tra le canzoni rilevanti troviamo “Savages”, seconda traccia dell’album: Intro con un groove pesante al limite del djent, riff grintosi dove si mettono alla prova corde vocali e diaframma adornata da un ritornello che si stampa in testa e una struttura semplice. Niente di più, niente di meno per un pezzo particolarmente incisivo. Segue “Deathwatch”: di solito il pezzo che porta il nome dell’album è un brano più curato, con un nome che può riassumere tutta l’opera o semplicemente ha qualcosa di particolare. Le parti minimali con sola voce e chitarra vengono incastrate con parti più complete e melodiche. Niente tecnicismi, niente giri particolari, solo una voce come unica protagonista e il resto ad accompagnare.
Rispetto ai precedenti album non ci sono stati cambiamenti radicali, mantenendo inalterato lo stile e la grinta di sempre (anche se “Blind Eye” sembra avere una marcia in più su quel lato). Un album diverso da “Seven” soprattutto per quanto riguarda l’atmosfera creata, che invece di essere concitata e alterata-arrabbiata era più distesa e melodica. Per quanto riguarda la tecnica ci sono meno virtuosismi e varianti musicali (specie nelle parti lente, che sono state anche ridotte), ma in compenso scorre molto più lineare e diretto.