FRONTIERS METAL FESTIVAL @ Live Music Club, Trezzo sull’Adda – 30/10/16

by Francesca Cipriano

Prima edizione per il Frontiers Metal Festival, organizzato dall’omonima casa discografica sull’onda del successo del Frontiers Rock Festival. La label napoletana ha deciso di dare una vetrina live alle band e agli artisti più heavy della proprio etichetta, e come luogo scelto per questo evento è il Live Music Club a Trezzo.
Questa edizione vede protagonisti la bellezza di sette gruppi, sia di fama internazionale che italiani, ci sono i TRICK OR TREAT, band emiliana a seguire gli spagnoli LORDS OF BLACK, DGM, SECRET SPHERE, VANDEN PLAS, LABYRINTH che vedono il ritorno in formazione alla voce Roberto Tiranti e a chiudere i PRIMAL FEAR.

Domenica pomeriggio alternativa all’insegna della musica, per chi è rimasto in città e non ha approfittato del breve ponte in occasione della festa di Ogni Santi e Commemorazione dei Defunti per partire e staccare la spina dal lavoro. Appuntamento quindi al Live Music Club di Trezzo e quando, intorno alla 14 circa, si aprono le porte una discreta fila è già presente all’esterno del locale.

I primi a dare il là a questa lunga giornata sono i Trick Or Treat, di cui è uscito recentemente il loro ultimo lavoro ‘Rabbits’ Hill pt. 2’, e appena si spegne la musica di sottofondo e si alzano i teloni vengono accolti dagli applausi da un pubblico già abbastanza numeroso in sala. Partono subito in quinta, eseguendo una serie di brani che danno una bella carica e scaldano l’atmosfera. Alessandro Conti è un frontman a tutto tondo, con una buona estensione vocale ma che sa anche intrattenere nel suo stile con battute scherzose. Anche la sezione ritmica non è da meno, in grado di infervorare il pubblico. Il tempo a loro disposizione sta per terminare e com’è loro consuetudine non poteva mancare la cover “Girls Just Wanna Have Fun”, e via verso il gran finale, tutti a saltare sulle note di “United”.

Ci lasciamo alle spalle l’allegria e la spensieratezza, si cambia decisamente genere con i Lords Of Black: sonorità più tenebrose e cattive per il gruppo spagnolo che lascia tutti a bocca aperta, con canzoni come “Merciless”, “Everything You’re Not” o “Ghost Of You” che fanno vedere di che pasta sono fatti; a dare maggiore spessore al live la splendida voce del cantante Ronnie. Ci salutano sulle note “Kill The King” dei Rainbow chiudendo così un concerto davvero impressionante e credo abbiano lasciato il segno, una piacevole scoperta per chi ancora non li conosceva come la sottoscritta.

Adesso tocca ai DGM. Questa per loro è una serata particolare, perché viene registrato un DVD live del loro concerto: infatti, a sinistra del palco, la zona rialzata dove di solito si trovano dei divanetti è occupata da un enorme struttura nera, su cui è montata la video camera per le riprese.
Suonando brani dal loro ultimo lavoro “The Passage”, con canzoni come “The Secret” e “Animal”, trascinano un pubblico numeroso e interessato, che canta con loro per tutta la durata del loro spettacolo. I DGM stupiscono con quanta padronanza riescono a passare da momenti più emozionanti, come in “Disguise”, a tempi più veloci come in “Fallen”.

Altro cambio palco, è il turno del gruppo piemontese Secret Sphere, con un ritrovato Michele Luppi alla voce, reduce del tour assieme agli Whitesnake in cui rivestiva il ruolo di tastierista e corista. Ritorna quindi ad essere il cantante disinvolto e burlone, con le classiche vocine da intermezzo fra un brano e l’altro, per poi ricalarsi nel suo ruolo con una voce unica, fino ad arrivare a tonalità talmente alte da far venire la pelle d’oca. Non sono da meno gli altri componenti, a cominciare da Marco Pastorino alla chitarra, con una tonalità che si interseca perfettamente con quella di Luppi. L’altra sei corde, ovvero sia Aldo Lonobile, conscio della sua tecnica straordinaria, si gusta i cori del pubblico, affiancato parecchie volte dal singer Michele Luppi. Si fa valere anche Marco Lazzarini alla batteria, che non si risparmia affatto e che si tira dietro tutto il gruppo, arricchito dai suoni da parte di Gabriele Ciaccia alle tastiere, e Andrea Buratto al basso, con siparietti davvero divertenti. Chiudono il loro concerto con “Eternity” e “Lady Of Silence”, andandosene tra gli applausi più che meritati da parte di un pubblico appagato dalla loro esibizione.

Altro gruppo straniero presente in questo festival sono i tedeschi Vanden Plas, band con all’attivo ben nove album e una quantità impressionante di canzoni, mai banali né ripetitivi, dotati di una tecnica strumentale raffinata con cui riescono a fondere arrangiamenti elaborati ma allo steso tempo eleganti. A primo impatto il cantante Andy Kunz dà l’impressione di non essere il linea con il resto del gruppo. Riesce a riprendersi sfoderando la sua voce, ma in tutta sincerità mi è sembrato freddo e distaccato, riuscendo tuttavia ad attirare l’attenzione di una parte del pubblico. Le doti dei cinque componenti sul palco hanno la loro importanza sulla resa finale della loro esibizione. Chiudono con “Postcard To God”, con la quale salutano il pubblico.

Si ritorna in Italia con i Labyrinth, considerati tra le metal bands italiane di maggior successo, con il ritorno alla voce di Roberto Tiranti e con una new entry, Nik Mazzucconi al basso. Anche per loro è un concerto davvero unico, perché a distanza di 18 anni suonano tutto il loro album “Return to Heaven Denied” e anche loro registrano un DVD live. Si aprono i teloni e l’intro di ‘Moonlight’ dà il via al loro concerto che resterà impresso nella memoria dei presenti, anche in quella di chi ha fatto parecchi chilometri e affrontato un lungo viaggio come un ragazzo in prima fila, arrivato direttamente dal Brasile. La voce di Roberto è ben presente e dà la carica ad un pubblico elettrizzato. I Labyrinth sono in perfetta sintonia, Tiranti ringrazia ed è contento di essere qui. Si fa notare anche il resto del gruppo, tra le velocissime sequenze di Andrea Cantarelli, i ritmi indiavolati di John Macaluso e le variazioni sulla composizione di Oleg Smirnoff.
In un momento di pausa, Roberto Tiranti rivolge un pensiero verso chi in questo momento non ha più nulla, a seguito delle continue scosse che continuano a colpire il centro Italia, e dal pubblico parte spontaneo un applauso. Chiudono con ‘The Shade’, un concerto davvero unico, giù il cappello davanti a tanta maestria.

Se fino a poco prima le nostre orecchie erano state stuzzicate, con i Primal Fear arrivata la mazzata finale. Sulla spinta del successo commerciale ottenuto dall’ultimo lavoro “Rulebreaker” e in tour da febbraio, fanno tappa qui da noi, scelti come headliner, per portare la loro esplosiva proposta. Si spengono per l’ultima volta le luci, si alzano i teloni e si viene letteralmente travolti da una bordata micidiale: ti esplode in faccia, senza alcuna via di scampo, guidato dalla portentosa voce di Ralf Scheepers, per tutta la durata del loro concerto. Non c’è davvero un attimo di tregua e, come se non bastasse, tocca a Francesco Jovino darci il classico colpo di grazia, con un assolo di batteria potente e preciso, una macchina da guerra inarrestabile. Giusto il tempo di riprendere fiato con “The Sky Is Burning”, ma è solo un a tregua momentanea perché con “Nuclear Fire” ricomincia l’assalto frontale. La band si ritira dietro le quinte, ma viene richiamata a gran voce dal pubblico presente ed è così che i tedeschi tornano sul palco per il bis finale con “Fighting The Darkness” e “Running In The Dust”, durante la quale Ralf ci regala un fuori programma: lo vediamo scendere giù dal palco e andare nella zona pit, per avere un contatto diretto con il pubblico. L’acclamazione che gli spettatori riservano ad ogni membro è il giusto omaggio per questo straordinario gruppo.

Possiamo dire che questa prima edizione del Frontiers Metal Festival è stata realizzata in maniera impeccabile e professionale, grazie alla Frontiers Records, al Live Music Club e a tutto lo staff, compresa la security. Sicuramente un arrivederci alla prossima edizione.

 

LA GALLERIA FOTOGRAFICA A CURA DI FRANCESCA CIPRIANO

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