BORN OF OSIRIS + VEIL OF MAYA + VOLUMES + BLACK CROWN INITIATE @ Legend Club, Milano, 23/09/2016

by Alberto Olivi

Eccoci alla tappa italiana del Sumerian Alliance Tour, presso il Legend Club di Milano dove, cercando di non farci ammazzare nel pogo, ascoltiamo delle band che hanno fatto del ritmo e della tecnica i loro cavalli di battaglia: stiamo parlando di Born Of Osiris, Veil Of Maya, Volumes e Black Crown Initiate. Il locale è piccolo e gli avventori tanti, due ingredienti per una serata esplosiva.

Ad aprire le danze sono i Black Crow Initiate, band dove milita nientepopodimeno che Wes Hauch (ex The Faceless). Iniziano precisi come orologi alle 20.00, anche se la venue è ancora semivuota. I pochi avventori non hanno paura di stare sotto al palco, ma non sembrano interessati alla vena più progressive che caratterizza la band. I musicisti stessi si rivelano freddi e poco espressivi nell’esecuzione, sembrano quasi timidi ad eccezione di Wes (chitarra): lui le occhiatacce non le risparmia a nessuno.

Ecco presentarsi vestiti di bianco i Volumes. Il Club si è riempito un po’ di più, e la band capitanata da ben due vocalist fa saltare e moshare gli avventori a colpi di “djent” e rap serrato. A mio parere sono il gruppo che più ha saputo coinvolgere i suoi ascoltatori e di sicuro quei ragazzi si sono guadagnati qualche nuovo fan. A metà setlist c’è una sorpresa: sale sul palco una coppia, lui le chiede di sposarlo. Ovviamente lei risponde “sì” e il locale esplode di gioia per i nuovi fidanzati.

Ora il locale è davvero pieno, approfittiamo del cambio palco per prendere aria. Tirano per le lunghe, sembrano esserci problemi per il chitarrista Marc Okubo: il mitico Wes Hauch si improvvisa tecnico e risolve tutto. Finalmente salgono sul palco i Veil Of Maya: tecnica da vendere e ottime canzoni, mai noiose, il costante sorriso del bassista Dan Hauser le fa sembrare anche facili da suonare. Peccano però dal punto di vista del coinvolgimento del pubblico: la gente che poga e salta non manca di certo, ma si può notare una freddezza di fondo nei loro fan meno accaniti.

Finalmente è il turno degli headliner della serata, i paladini del genere proposto in questo evento: i Born Of Osiris. Sono grossi e grezzi, delle vere macchine da guerra che non hanno paura di far esplodere il locale a furia di breakdown. Sono davvero impeccabili, forse complice la sovrabbondanza a mio parere di basi con sintetizzatori extra o tracce di chitarra in più per coprire i buchi lasciati dal chitarrista Lee McKinney durante gli assoli. Regalano una setlist completa, che prende brani da tutti i loro dischi. Due canzoni in particolare riscuotono successo: all’urlo di “Bow Down” e “Follow The Signs”, il locale trema per l’energia sprigionata dalla band e dai suoi fan.

Siamo stanchi ma felici, e le orecchie stranamente non invocano pietà. Una piccola nota per gli autori del pogo che leggeranno questo report: ricordatevi che siete ad un concerto, non ad un saggio di Taekwondo.

A questo link troverete la photogallery a cura di Alberto Olivi.

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