Su uno sfondo di attese, paure, incertezze e demotivazione, sono molti gli artisti che non demordono nel portare avanti con determinazione e tenacia i loro obiettivi, e questo travagliato 2021 ne è una chiara dimostrazione, raccogliendo già, dopo pochi mesi, un nucleo significativo di prodotti musicali di altissima qualità. Si aggiungono a questi gli svedesi Suffocate For Fuck Sake, che, a distanza di quattro anni dal loro ultimo album, tornano con un nuovo lavoro, “Fyra”, in uscita il 16 aprile via Moment of Collapse Records.
I Suffocate For Fuck Sake debuttano nel 2004 con un EP, seguito, nel 2008, dal loro primo full length (Blazing Fires…), che garantisce loro una posizione di spicco nel panorama post metal e post rock. Dopo un lungo silenzio, nel 2017 rilasciano il loro terzo lavoro, “In My Blood”, un album intenso e di forte trasporto emotivo, che riscuote un notevole successo di critica pur restando all’interno della cerchia underground.
Il nuovo album è ad un livello ancora superiore. Caratterizzato da toni cupi, da un freddo nichilismo e da una crudezza vivida e brutale, “Fyra” è un autentico capolavoro sul piano musicale, creativo ed emozionale. Gli arrangiamenti violenti e aggressivi e il cantato, urlato e sofferto, raccontano il dramma di chi si trova in uno strato inferiore della condizione umana, di chi lotta con la solitudine, con il disagio, con la difficoltà e il rischio di trovarsi in bilico tra la vita e la morte. “Fyra” è un concept album, suddiviso in quattro capitoli e costruito sul racconto, da parte dei quattro personaggi, delle loro rispettive vicende.
Il primo protagonista è Mikael, da lungo tempo invischiato in un vortice di tossicodipendenza, condizione che lo ha portato ad allontanarsi ai suoi cari e a sprofondare inesorabilmente in un circolo vizioso di droga, dissociazione, solitudine, impotenza, disperazione. Le melodie strazianti accompagnano la narrazione da cui traspaiono disagio, vergogna, rabbia, disillusione, in un vortice emotivo in climax che rapisce completamente l’ascoltatore suscitando un moto di angoscia e malessere. Col susseguirsi dei brani, l’ascolto è sempre più catturato dall’intensità e dal trasporto emozionale dato dalla musicalità variegata, dal cantato stremato e dai sample che accompagnano tutto l’album nella sua intera durata, che ne diventano il fil rouge e il tratto stilistico distintivo.
Secondo personaggio è Mia, una donna che racconta la storia difficile della sua famiglia, della sua infanzia travagliata, della madre alcolizzata e delle intere giornate trascorse a casa da sola, assieme ai fratelli, nella paura totale e nell’incertezza più buia. “Alone”, “The Surface” e “Hope” sono pezzi di intensità incredibile, al punto che diventa impossibile staccarsi emotivamente dall’ascolto e restare impassibili dinanzi alla potenza espressiva dei brani. Ai riff martellanti e brutali, si oppone la dolcezza della voce femminile, il cui cantato pulito si alterna a parti violente in scream, creando un connubio di fortissimo impatto.
La narrazione avanza, i brani si susseguono in un crescendo di tragico coinvolgimento. È il turno di Adam, intrappolato nel circolo vizioso del gioco d’azzardo, per cui il bisogno costante di denaro lo porta ad avvicinarsi a persone pericolose per sé e per gli amici. “Cosmopol”, “Behind the Door” e “To Fall Apart” sono brani potenti, aggressivi, che trasudano odio e senso di disagio interiore, in cui il cantato urlato si fonde a meraviglia con riff lenti e melodici, dal timbro drammatico, non privi di supplementi provenienti dall’elettronica.
Si giunge infine all’ultimo personaggio: Martina, una donna affetta da disturbi alimentari, che sfoga nel cibo le conseguenze date dalla mancanza della sua famiglia e dalla sua sociofobia. L’angoscia e la difficoltà di uscire dal tunnel traspaiono dagli ultimi tre brani, “Here”, “Small Comments” e “Quiet”, tra i più intensi e pesanti dell’intero album, ritratti a tinte vivide di un dramma esistenziale.
Districato dal tono depressivo e struggente dei brani, si intravede tuttavia un debole bagliore che rifulge nel buio, un senso di speranza, fredda e asettica, lo sforzo compiuto dalle quattro personalità di parlare di sé, mettere a nudo la propria sofferenza e le proprie fragilità, i caratteri che accomunano tutti noi e che ci rendono umani; e, insieme, l’istinto di sopravvivenza che ci spinge a cercare una via d’uscita dalle tenebre, una speranza a cui aggrapparsi dopo aver toccato il fondo.
“Fyra” è qualcosa di più che un semplice prodotto musicale. Al di là della tecnica di altissimo livello e dell’indiscutibile talento della band svedese, questo album è un’esperienza dal vivo negli stati dell’animo più crudi e reali dell’essere umano. Racconta storie vere, nelle quali vien facile immedesimarsi e riconoscersi in tutta la propria inconsapevole debolezza, e, proprio per questa ragione, il coinvolgimento emotivo è inscindibile dall’ascolto delle dodici tracce. Un lavoro meritevole di lode, massiccio e impegnativo tanto nella produzione quanto nella ricezione, che richiede una certa predisposizione mentale e una viva attenzione per poter cogliere tutto ciò che trasmette, ma che, nonostante la durata di 81 minuti, non perde mai di intensità e non risulta mai tedioso o monotono.
Un album vivamente consigliato, promosso più che a pieni voti.
Tracklist:
1. From the Window
2. 15 Missed Calls
3. All Our Memories
4. Alone
5. The Surface
6. Hope
7. Cosmopol
8. Beind the Door
9. To Fall Apart
10. Here
11. Small Comments
12. Quiet