Il progetto Archival salta fuori in un’anonima giornata primaverile un po’ così, in sordina, lontano dai clamori ai quali, in epoca social, siamo così abituati.
Io stesso mi sono svegliato con una piacevolissima sorpresa quando, su Spotify, sono stato accolto da “Fear And Fate”, album di debutto del duo canadese formato da Ben Ragan e Nick Johnston. Se sul primo le mie ricerche si sono rivelate purtroppo infruttuose, posso sicuramente dirvi qualcosa di più sul secondo; Nick Johnston nasce artisticamente nel 2011 e vanta già cinque album solisti all’attivo, più una lunga serie di prestigiose collaborazioni con artisti di assoluto livello quali Polyphia, Jason Richardson e Guthrie Govan, solo per citarne alcuni. Si guadagna una discreta popolarità nel panorama underground in veste di chitarrista, anche se nel corso degli anni l’affinamento della sua vena compositiva lo ha portato ad evolversi in un artista estremamente più interessante e polivalente, come si evince dalle ultime pubblicazioni “Remarkably Human” e “Wide Eyes in The Dark”, che peraltro invito caldamente ad ascoltare.
Mi si perdoni la lunga introduzione, ma quando un artista merita di essere raccontato le parole spese non sono mai troppe.
Vi confesso che quello che state leggendo è il terzo tentativo di riscrittura dell’articolo, dal momento che “Fear And Fate” è un album alquanto ostico da descrivere con chiarezza.
Potrei accontentarmi di esordire con una banalità qualsiasi, che siamo di fronte ad un eccellente album rock magari, ma così facendo non renderei giustizia agli Archival che, al contrario, sono uno scrigno rivelatore di nuove ricchezze ogni qualvolta lo si apra.
Rimanendo in tema, una delle gemme più preziose la ritroviamo nella opener “Words I Couldn’t Say”, che rimanda abbastanza nitidamente a familiari atmosfere Wilsoniane con una miscela sognante di chitarra acustica, synth ed un delicato intervento di Pat Belliveau al sax. Molto similmente si comporta quella che definirei la sua gemella “Try To Remember”, anche se in questo caso le sonorità risultano appena più appetibili, complice un ritornello estremamente cantabile.
Per qualche motivo, le tracce che danno il titolo agli album tendono spesso a deludere le aspettative.
Ebbene non è questo il caso; la title track di “Fear And Fate” è infatti il punto apicale del disco o, come si dice oggi, spacca di brutto! Una malinconica e decadente intro acustica dalle sfumature country ci catapulta in un brano quanto mai intimo, viscerale e, di nuovo, impreziosito da un ritornello al miele nella forma, ma aspro e deciso nella sostanza. La prova vocale di Ben Ragan è, qui come in tutto il disco, impeccabile e si sposa al bacio con le scelte compositive partorite, si presume, dalla mente di Johnston che, a coronamento di un capolavoro, ci delizia con un solo nel suo caratteristico stile fluido e serpeggiante.
Proseguendo l’ascolto, siamo sottoposti ad una rilassante altalena musicale, tra brani che strizzano l’occhio al pop ed altri che al contrario si caratterizzano per uno stampo rock più o meno blueseggiante o persino psichedelico come “Inheritance” e “I Don’t Feel Like Dying Anymore”, con quest’ultima che mostra la propria bizzarria specie nell’intermezzo di tastiere che incontriamo poco oltre la metà del minutaggio.
L’album si chiude con “Wrapped In Gold” e “World I’m Living In”, due brani un po’ più classici rispetto a quanto ascoltato fino ad ora, che comunque mai risultano banali o melensi, tutt’altro.
In particolar modo l’ultima sopracitata richiama in maniera marcata un nostalgico mood anni ’90 e mette più che degnamente il punto ad un disco che si è guadagnato il mio apprezzamento.
Ci sarebbero tanti altri aspetti da analizzare di questo lavoro ed ogni traccia meriterebbe un articolo dedicato, ma come al solito mi sto dilungando, pertanto cercherò di essere sintetico.
“Fear And Fate” è un album che riesce nell’ambizione di offrire al pubblico una proposta musicale omogenea ma al contempo variegata, in un affascinante equilibrio tra il classico e il moderno, tra i guitar solos di matrice rock e la atmosfere mistiche gentilmente interrotte da ritornelli tutti, ma proprio tutti incisivi e riconoscibili.
In un panorama pregno di musica riempitiva che, francamente, non ascolterei nemmeno come sottofondo per fare le pulizie in casa, la personalità e l’urgenza espressiva di artisti come gli Archival non può e non deve passare inosservata.
Spero di avervi incuriositi almeno un po’, in tal caso buon ascolto!
Tracklist:
01 Words I Couldn’t Say
02 Still Sleeping
03 Try To Remember
04 Inheritance
05 Fear And Fate
06 Born True
07 I Don’t Feel Like Dying Anymore
08 She Says
09 Wrapped In Gold
10 World I’m Leaving In