“Spectre Of Devastation” è il titolo del nuovo album degli svedesi Warfect, terzetto dedito a un thrash metal di tipica scuola europea che rimanda ai vari Sodom, Legion of The Damned e primi Kreator. Sebbene ai più possano sembrare una band emergente, i Warfect sono attivi dal 2003 con il monicker di Incoma che dal 2008 è stato cambiato nell’attuale. Il gruppo ha all’attivo quattro album contando questo “Spectre Of Devastation” che arriva a quattro anni dal precedente “Scavengers“.
I Nostri non vogliono inventare nulla e nemmeno stravolgere la scena metal, l’album infatti suona compatto e non fa nulla per uscire dai parametri del thrash/death classico. Basta ascoltare pezzi come “Pestilence” o “Hail Caesar” per farsi un’idea del suono di questo questo “Spectre Of Devastation”. Il fatto che l’album sia lineare non è una cosa negativa visto il genere proposto dai Warfect, fin dalle prime note è difficile non muovere la testa e il piede a tempo in quanto è difficile non farsi coinvolgere. L’unica nota dolente forse è l’eccessiva mancanza di personalità, i Warfect infatti a più riprese tendono a ricordare troppo band che questo genere l’hanno inventato come i Sodom. È proprio la band di Angelripper a essere una grande ispirazione per i Warfect, basta ascoltare “Colossal Terror” che potrebbe essere uscito da un disco qualunque dei primi Sodom. Anche il timbro del cantante Fredrik Wester ricorda a più ripresa quello di Tom Angelripper. Sebbene per la maggior parte del disco i Warfect si limitino a pestare sull’acceleratore per mietere più vittime possibile, quando rallentano danno il meglio, come in “Left To Rot“, canzone più lunga del lotto che è probabilmente anche la migliore. Il pezzo in questione rimanda agli Slayer di “Seasons In The Abyss” e mette in mostra anche un buon gusto melodico da parte della band svedese.
Nel complesso “Spectre Of Devastation” è un album compatto, ben suonato e che coinvolge sebbene in certi punti manchi di personalità. Nonostante il genere suonato dai Warfect non richieda grandi stravolgimenti sonori, i Nostri hanno deciso di giocare sul sicuro con un disco che farà felici gli amanti del thrash più grezzo e marcio. La band svedese ha i mezzi per emergere dal calderone del thrash/death moderno, deve solamente riuscire a trovare un minimo di personalità in più in quanto quest’ultima emerge solamente a sprazzi in certi brani come nella già citata “Left To Rot” o in “Into The Fray“. Non ci troviamo davanti al disco dell’anno, ma nemmeno a un album da buttare via in quanto è comunque ben suonato e diverte.