Dopo un lungo silenzio, a distanza di diciotto anni dall’uscita del loro primo full-length, tornano sulla scena black i norvegesi Vulture Lord, con un album dal sound distinto, moderno e aggressivo, decisamente convincente: “Desecration Rite”, in uscita nel mese di giugno 2021 sotto la Odium Records.
I Vulture Lord si affacciano sul panorama musicale nel 2003, con una lineup che annovera membri provenienti da band già ben consolidate nella sfera d’interesse: Sorath (voce), membro dei Beastcraft, attivi dal 2003 al 2013; Malphas (basso e chitarra), militante nei Carpathian Forest; Enzifer (chitarra), chitarrista e fondatore degli Urgehal, scioltisi nel 2016; infine, alla batteria c’è Uruz, batterista dei blackster Endezzma.
Il loro primo lavoro, “Profane Prayer”, è un album dalle sonorità cupe, grezze e aspre, direttamente ispirato al black metal old school degli esordi, che risente della diretta influenza di band storiche quali Darkthrone, Bathory e Celtic Frost. La band si caratterizza da subito per la musicalità violenta e i testi dissacratori e aggressivi, ispirati a tematiche quali misantropia, satanismo e lotta contro la Luce; tuttavia, a livello stilistico, l’album non presenta novità significative o particolari pregi distintivi e, con “Profane Prayer”, i Vulture Lord non raggiungono un vasto pubblico, mantenendo una posizione di nicchia all’interno della scena norvegese e tenendosi ad una certa distanza dal resto del panorama internazionale.
Ad accogliere il loro ritorno, vi sono grossi mutamenti e sostanziose novità sul piano musicale, come denotano gli enormi sviluppi e l’incredibile ampliamento della scena black, notevolmente variegata rispetto ai primi anni del 2000; ciò ha visibilmente influenzato la seconda produzione della band che, nell’estate 2021, presenta il suo secondo lavoro, dalle sonorità nettamente differenti, pur mantenendosi sempre fedele e coerente nello stile e nelle tematiche proprie del gruppo.
“Desecration Rite” è un album truce, aggressivo, spietato. Un inno di battaglia contro il Bene, la Luce e la Vita, il canto di vittoria delle Tenebre e del Male sul mondo, denso di rimandi simbolici e religiosi, profondamente radicati ed ispirati all’occulto, all’esoterismo e al satanismo. I toni cupi e freddi e il sound incisivo e aggressivo ben accompagnano i contenuti taglienti dei testi, creando un’atmosfera pesante, suggestiva e spirituale, come suggerisce anche l’artwork. In copertina è raffigurato un paesaggio sterile e buio, illuminato dalla luce pallida e opaca di una luna spenta, che rischiara il terreno ricoperto da uno strato di cenere scura: è l’immagine di un mondo morto, puntellato di lapidi che si perdono all’orizzonte, che paiono anime in marcia verso l’eternità. Croci spezzate proiettano ombre abbandonate sulla terra, fredda, in un silenzio avvolgente. Un immaginario dove non c’è spazio per la luce, per la speranza, per la vita, ma che spalanca le porte dell’abisso dell’oltretomba, del buio oltre la morte, destino che accomuna tutti gli uomini.
Attorno a questi temi si districano le otto tracce dell’album, in un susseguirsi conciso e rapido che non lascia spazio a intermezzi melodici e atmosferici. Un incessante blastbeat percuote senza sosta l’ascoltatore, mentre ai riff rapidi e martellanti si alternano assoli heavy, nitidi e puliti, pezzi di bravura magistrale che danno un tocco aggiuntivo alla qualità dei pezzi.
L’album si apre con “Glorification of the Dethronation”, breve traccia orchestrale introduttiva che recita, in un sample, una citazione tratta da un celebre racconto di Edgar Allan Poe, “The Masque of the Red Death”: “If a God of life and love did ever exist… he is long since dead”. Dal principio, l’album esplode in tutta la sua prepotente energia con “Bloodbound Militia”, un pezzo incredibilmente violento, martellante, che colpisce inavvertitamente l’ascoltatore con una foga micidiale, rincarando la dose con assoli di chitarra acuti e veloci. Un’ouvre più che efficace, che subito porta l’ascolto in una dimensione concitata e di forte coinvolgimento emotivo. La traccia seguente, “Stillbon Messiah”, si mantiene sullo stesso livello: cantato aggressivo, riff veloci e chiari, blastbeats incessanti e definiti. Con la stessa dose di adrenalina e cattiveria si susseguono le tracce seguenti, “The Vulture Lord” e “Diabolical Intervention”, le cui sonorità richiamano direttamente quelle tradizionali della vecchia scuola, in un impianto profondamente rinnovato, dai timbri limpidi e i riff rapidissimi. I pezzi si susseguono senza stacchi, uno dopo l’altro, senza che mai venga a meno l’aggressività spietata, che mantiene ad un livello sempre alto il coinvolgimento dell’ascoltatore, senza tuttavia offrire novità o particolarità da un brano all’altro – piccola pecca, a parer mio, dell’album, che potrebbe sfiorare il rischio di cadere nella monotonia, ma che evita abilmente con i ritmi serrati, incessanti e irrefrenabili. “Prepare the Coffin”, “Beneficial Martyrdom” e “Burning the Kingdom of God” sono tracce brevi, godibili, che preparano il terreno alla nona e ultima traccia dell’album, “Perverting the Bible”, in perfetta chiusa, un concentrato di blasfemia, batterie devastanti e riff martellanti e veloci, che sfumano verso la fine del pezzo.
“Desecration Rite” è un ottimo lavoro, efficace e curato minuziosamente sotto ogni aspetto, musicale, stilistico e artistico, che non potrà che lasciare soddisfatti gli amanti del genere. Un album promosso a pieni voti, di cui non ci resta che attendere un seguito alla pari, se non superiore.
TRACKLIST:
1. Glorification Of The Dethronation
2. Bloodbound Militia
3. Stillborn Messiah
4. The Vulture Lord
5. Diabolical Intervention
6. Prepare The Coffin
7. Beneficial Martyrdom
8. Burning The Kingdom Of God
9. Perverting The Bible