Italia, che bella la nostra Nazione! Terra di santi, poeti e navigatori. La terra del buon cibo, dei paesaggi che tolgono il fiato, delle arti di inestimabile valore. Ma manca qualcosa, non trovate miei cari? E voi sapete benissimo di cosa sto parlando: la musica!
Oggi, nella speranza che il mio stile di scrittura possa aiutarvi nella scelta di questa band, nonchè del loro album, mi spingerò laddove non mi ero mai addentrato fin’ora, analizzando un genere che molto spesso viene bistrattato prima ancora di avergli concesso la dovuta attenzione. Signori e signore, madame e messeri, ecco a voi i Tristema.
Quando mi sono approcciato per la prima volta a questo “Pandora” , mi sono trovato sinceramente spiazzato. Ho pensato fin da subito di avere di fronte un album di classico Indie Rock, come se ne possono trovare, o almeno così credevo, di svariati in rete e nell’underground delle band emergenti. A primo impatto ho scattato nella mia mente fotogrammi di un easy listening trito e ritrito, quasi al punto di interrompere l’ascolto. Ma sapete amici lettori, quando la passione arde fin nelle viscere e la musica pompa in ogni singola arteria del proprio corpo, nessuno dei ragionamenti da me sopraelencati continuano ad avere senso e sono le note a prendere il sopravvento. Ecco dunque che la decisione verte sul terminare il cammino intrapreso, lungo le 12 tracce che compongono il puzzle di questo album nostrano e, per mia fortuna, posso dire che il risultato mi risulta tutt’ora più che appagante.
Ciò che questa band propone al proprio pubblico è qualcosa che tocca le corde più profonde e romantiche dell’animo umano, tramite pezzi come “Caos Perfetto” o la bellissima “Ogni Goccia Che Cadrà”, ma tenendoci poi coi piedi per terra, ricordandoci che non tutti gli animi sono sereni e placidi; dunque la loro essenza rock entra in gioco con picchi decisamente ben realizzati e molto coinvolgenti, come nel caso di “Tristema” e “Lividi”, che restano come marchi visibili sulla nostra pelle, a rammentarci che i Tristema non vanno sottovalutati.
Sono ben consapevole del fatto che, ad un primo ascolto, questo disco potrà far storcere il naso a molti ascoltatori. Al giorno d’oggi, la lingua italiana viene purtroppo usata in maniera inappropriata per quanto riguarda la musica, creando così dei preconcetti inutili ed insensati. Oggi mi voglio far dunque portavoce di una massima, alla quale tengo moltissimo: “Non giudicare un libro dalla copertina”. Perchè se Pandora si lasciò tentare dal vaso, liberando così il male nel mondo, allo stesso modo questo “Pandora”, libererà la vostra mente dai preconcetti su questo bizzarro genere musicale.