“Dear Desolation“, nuovo lavoro della band deathcore australiana Thy Art Is Murder, arriva dopo un periodo un po’ turbolento. Il cantante CJ McMahon aveva lasciato il gruppo per motivi strettamente personali quali la famiglia, i guadagni e la difficile vita in tour, dopo aver rilasciato “Holy War” nel 2015 e lo split “The Depression Session” con Fit For An Autopsy e The Acacia Strain l’anno dopo. Il gruppo ha continuato lo stesso il tour con un altro frontman.
Poi, il ritorno. Il singolo “No Absolution” segna che CJ è tornato più in forma che mai e qualche mese dopo ecco i videoclip di “Slaves Beyond Death“ e “The Son Of Misery“, le prime due tracce del nuovo disco: qui comincia la mia recensione.
Partiamo dalla copertina, un agnello viene allattato da un lupo, come se fosse un dipinto ad olio, molto cupa… e direi che ad ascolto finito descrive bene il disco. “Dear Desolation” è infatti nel complesso un disco molto oscuro, violento e triste, in cui i Nostri raccolgono l’esperienza deathcore che hanno acquisito negli anni e la uniscono alle influenze brutal/death. L’apice di questo fenomeno si sente bene nel cuore dell’album, ovvero in “Puppet Master“, “Dear Desolation” e “Death Dealer“: i riff sono più serrati e complessi, a tratti anche melodici con l’aiuto di suoni ambient a sottolineare i ritornelli. Al cliché del breakdown viene dato meno spazio che nei precedenti album e vi è una presenza solistica maggiore e più curata.
Procedendo nell’ascolto i brani hanno una vena più “classica” ed è un ottimo ritorno ai tempi di “Hate”, anche se “Into Chaos We Climb“ è un po’ troppo sputata al loro pezzo più famoso di sempre, “Reign Of Darkness“.
Si sente parecchio l’influenza di Will Putney nella scelta dei suoni: le chitarre sono grosse e arroganti nelle ritmiche tanto quanto gentili nell’ambient e nei soli, la batteria è uno schiaffo continuo e la voce di CJ viene dall’inferno come non l’avevo mai sentita. Di gran classe l’utilizzo di un pianoforte alla fine di “Death Dealer“.
“Dear Desolation“, a mio avviso, non è un album semplice, per quanto contenga dieci pezzi per 39 minuti complessivi. È violento più degli altri loro dischi, ma ha una vena di profonda tristezza che lo attraversa che fa scoprire sfumature nuove nel songwriting ad ogni nuovo ascolto.
Tracklist:
- Slaves Beyond Death
- The Son Of Misery
- Puppet Master
- Dear Desolation
- Death Dealer
- Man Is The Enemy
- The Skin Of The Serpent
- Fire In The Sky
- Into Chaos We Climb
- The Final Curtain