Decimo album in studio e primo sotto contratto con la Epitaph Records per la band alternative Thrice. Stiamo parlando di “Palms” e bisogna dire che, se siete fan di questo gruppo per il loro carattere sonoro tendente al grunge/stoner, probabilmente questo disco vi lascerà soddisfatti. Se invece avete gusti più leggeri, ce n’è anche per voi.
Una cosa che hanno deciso di lasciare invariata rispetto ai precedenti lavori è la vena malinconica. La band si è legata ancora di più a questo concetto utilizzando sonorità legate alla musica elettronica, alla new wave e all’indie, ma andiamo con ordine. Ad aprire le danze abbiamo “Only Us“, che con i suoi synth arpeggiati sembra la sigla della serie Netflix Stranger Things ma che poi si evolve in un pezzo power pop lento e pesante, dominato dalla presenza del basso. La voce di Dustin è calda, avvolgente e graffiante, una vera garanzia. A seguire “The Gray“, con i suoi complessi riff di chitarra presi in prestito dal panorama hardcore metal. È una canzone diretta nonostante i ricchi arrangiamenti chitarristici, il pezzo più commerciale del lotto. “The Dark“fa parte del gruppo di canzoni “ambient” insieme a “Everything Belong“, “My Soul” e “Beyond the Pines“. L’indie sperimentale dei Thrice è sporco e soffocante, ti lascia addosso un senso di malessere spirituale che però è bello da sentire.
Il resto dei brani rientra nei canoni del genere alternativo portato avanti dalla band negli anni: le chitarre sono sporche nei suoni ma suonate in modo chiaro, il basso è opprimente e la batteria sembra suonata all’interno di uno sgabuzzino. Dieci canzoni con una media di quattro minuti ciascuna, l’ascolto fila liscio e non annoia.
Tutti gli ingredienti ci sono per un disco che a mio parere non bissa il successo di “To Be Everywhere Is to Be Nowhere”, ma che conferma e celebra questa sorta di garage rock (è impossibile etichettare i Thrice) in chiave moderna e fruibile, senza essere noiosi o ripetitivi.