Tornano i The Unguided a tre anni dall’ultimo album con questo nuovo full length intitolato “Father Shadow“. Si tratta di un gruppo svedese nato a Falkenberg nel 2010 dal cantante e chitarrista dei Sonic Syndicate (di cui ci sono tre cover a chiusura di quest’album) Roland Johansson, il tastierista dei Sonic Syndicate (all’epoca) ma veterano dei Fallen Angels Roger Sjunnesson e il cugino di quest’ultimo, Richard, come cantante. Hanno esordito l’anno dopo con l’EP “Nightmareland” e l’album “Hell Frost“. Tra diversi cambi di formazione e turnisti attualmente sono con il batterista Richard Schill (ex Shining) e il chitarrista dei Ruined Soul Jonathan Thorpemberg, e ad oggi hanno pubblicato a ciclo continuo 5 EP e 5 album, questo compreso. Quello suonato da loro è un genere piuttosto leggero, grazie anche alle tastiere che suggeriscono una influenza symphonic e alternative metal, ma il contributo maggiore lo danno gruppi rock e groove metal melodici come gli stessi Sonic Syndicate e gli In Flames attuali. Si tratta di un album impegnativo ma senza increspature, con 14 pezzi di una durata uniforme tra i 4 minuti scarsi e i 5 per una durata complessiva di quasi un’ora.
Tra le canzoni rilevanti:
- “Crown Prince Syndrome“: sesto pezzo. Si tratta di un brano breve, sotto i 4 minuti, ma piuttosto completo tra riff in cui si sentono le influenze melodic metalcore e groove metal, ritornelli melodici leggeri, un assolo godibile e un pseudo break down sul finale. Semplice, efficace, nonché particolarmente apprezzato dal pubblico che lo ha premiato rendendolo uno dei pezzi più ascoltati dell’ultimo album.
- “Stand Alone Complex“: ottava canzone dell’album. Uno dei pezzi in cui le influenze metalcore si fanno sentire di più, e lo rendono più pestato e pesante rispetto agli altri pur mantenendo una componente melodica sostanziosa grazie soprattutto alle tastiere.
- “Jailbreak“: dodicesima canzone. Prima delle tre cover presenti nell’album, in cui sono stati presi i brani più famosi dei Sonic Syndicate e sono state “svecchiate” con il repertorio di suoni ed effetti a disposizione dei The Unguided, senza aggiungere nulla ma facendo palesare l’influenza non indifferente che hanno subito dai connazionali.
Rispetto alle opere precedenti hanno mantenuto lo stile leggero e melodico, virando un po’ di più verso il groove e il melodic metalcore, soprattutto nella seconda parte dell’album che promette bene per il futuro, anche con combinazioni dei sopracitati generi con il symphonic. I fan non saranno troppo delusi, mentre gli estranei che arrivano dal melodic metal e dagli In Flames potrebbero trovarsi a loro agio con qualcosa di più pesante, mentre coloro che arrivano dal metalcore più pestato e pesante come Architects o compagnia potrebbero classificarlo come commerciale.