Dopo il debutto del 2011 “Edge Of The Obscure”, che li ha portati in tour con Stone Sour, Meshuggah e Parkway Drive, ritornano sulla scena i danesi The Interbeing con questo concept album classificato come “Industrial Modern Metal” nel presskit. Non capendo come si possa modernizzare un genere come l’industrial (sì, ho pensato subito ad una derivazione alla Rammstein), la mia curiosità si è alzata.
Delusione totale. A metà del primo brano, “Spiral Into Existence“, la curiosità se n’è andata per fare spazio ad una noia incontrollabile: l’unica cosa vagamente industrial che sento è un utilizzo costante e pure poco creativo di sintetizzatori tipo pad e arpeggiatori che fanno il verso ai riff chitarra, non sento lo sporco e il grezzume che mi sarei aspettato. I due chitarristi si dilettano in riff pesanti e ritmati a mo’ di breakdown djent per quasi tutta la durata dei dieci pezzi, con poche eccezioni come nei ritornelli di “Sins Of The Mechanical“.
L’arrangiamento delle varie sezioni dei brani, presi singolarmente, sarebbe anche carino e “catchy”, non mancano i punti in cui viene voglia di fare headbanging o delle linee vocali che restano in mente… peccato che all’interno dei 46 minuti di musica tutto venga appiattito e ripetuto, facendo perdere l’impatto che questi ragazzi si aspettavano di dare all’ascoltatore. Lo stesso crossover di generi musicali (ci ho riconosciuto oltre all’industrial qualcosa di djent, metalcore, nu-metal) non va a creare qualcosa di nuovo, solo un miscuglio eterogeneo e blando.
Il voto è da prendere come un’incoraggiamento: le idee al quintetto danese non mancano, spero che nel prossimo album riescano a creare qualcosa di più vivace.