La recensione di “Titans Of Creation“, ultima fatica dei Testament non è per niente facile per diversi motivi. Il primo è senza dubbio l’ingombrante paragone con il precedente “Brotherhood Of The Snake” che rappresenta uno degli apici della discografia della band americana. Il secondo motivo è dato dalla struttura del disco: se il suo predecessore si è rivelato un pugno sui denti di puro thrash metal senza compromessi, questo nuovo “Titans Of Creation” è un album più elaborato dove i Testament decidono di fare pezzi meno diretti in favore di una maggiore varietà. Una cosa che è doveroso menzionare è la produzione, perché il disco suona vivo e compatto e la produzione permette a tutti gli strumenti di sentirsi bene senza risultare plasticosi, credo che l’emblema di ciò che dico sia il suono del basso di Steve DiGiorgio che è estremamente vivo e vibrante.
La partenza, affidata alla doppietta “Children Of The Next Level” e “WW III“, è quanto di meglio si possa sperare dai Testament nel 2020. Si tratta infatti di due canzoni classiche e abbastanza elaborate che si riallacciano ai due dischi precedenti della band americana. Questi primi brani però non sono rappresentativi dell’album. Basta la successiva “Dream Deceiver” con il suo sapore ottantiano a scombinare le carte in tavola. La situazione ritorna alla normalità con “Night Of The Witch“, ma è solo un’illusione in quanto poi si arriva al trittico “City Of Angels“, “Ishtars Gate” e “Symptoms“. Le canzoni appena citate mettono in evidenza altri volti di questo “Titans Of Creation”. La prima infatti è un pezzo prettamente hard rock sulla scia di “Electric Crown”. “Ishtars Gate” invece è una composizione metal abbastanza generica che si sorregge su delle melodie arabeggianti e sul basso di SteveDiGiorgio. La successiva “Symptoms” invece è un brano dal sapore più prog, che vede probabilmente lo zampino di Skolnick, dove a farla da padrone è la sezione strumentale della band. Il resto dell’album ci consegna pezzi più ispirati come “The Healers” e la conclusiva “Code Of Hammurabi”, vero e proprio tritaossa dove a farla da padrone è Mr. Gene Hoglan, e canzoni meno convincenti come “False Prophets“.
“Titans Of Creation” non è un disco diretto e richiede più ascolti per essere apprezzato, se avessi dovuto fare la recensione dopo un solo ascolto il voto sarebbe stato decisamente più basso di quello in calce. L’album ha molte sfumature ed è decisamente variegato e per questo motivo sono necessari più riproduzioni per comprenderlo. Non ci troviamo davanti a un capolavoro come poteva esserlo il precedente “Brotherhood Of The Snake”, perché la varietà di questo “Titans Of Creation” a volte risulta confusionaria e sembra che alcuni pezzi si perdano in se stessi, come le già citate “Symptoms” o “Ishtars Gate”. Prima di chiudere la recensione è necessario menzionare la prestazione dietro al microfono di Chuck Billy, che si dimostra estremamente variegata e spesso riesce a dare un valore aggiunto ai pezzi, come in “City Of Angels” o “WW III”. Positiva anche l’idea di affidare certe parti cantate a Eric Peterson per dare dinamismo ai brani, emblematica in questo senso è “Night Of The Witch”, che altrimenti potrebbe risultare indigesta vista la durata. Concludendo si può dire che i Testament sono tornati in grande stile e credo sia doveroso dare più di una possibilità a questo “Titans Of Creation” per poter apprezzare appieno tutte le sue sfumature.