La ormai ventennale band finlandese Swallow the Sun, diventata quasi leader del sottogenere Death-Doom metal, rilascia quest’anno “When a Shadow Is Forced into the Light“: un nuovo capitolo nella loro carriera musicale, ma soprattutto in quella di Juha Raivio (chitarra), colpito dalla scomparsa di Aleah Stanbridge, sua compagna di vita e nell’arte. Questo evento ha sicuramente avuto un forte impatto sulla scrittura del disco in quanto è un’esperienza carica di sentimenti, pura nostalgia amalgamata a varie sfumature artistiche da cui scaturiscono emozioni crude e amare.
“Ogni parola e nota che ho scritto, le ho scritte per Aleah e per la mia battaglia da quando lei è morta” dice Raivio e, appunto “When a Shadow Is Forced into the Light” racconta una storia: tutto il dolore di una persona che ha vissuto la perdita di qualcuno molto caro.
Per quanto bisognerebbe separare l’album dell’antefatto della sua creazione per giudicarlo sui suoi meriti musicali, non si può facilmente ignorare il peso emotivo di quest’ultimo.
Il 21 dicembre 2018 uscì “Lumina Aurea“: un singolo teatrale, ricco di sfumature, canti gregoriani e poco “metallo”, un’introduzione a quello che sarebbe stato poi il full length, la cui brillantezza testimonia la maturità artistica della band che ha deciso di sfornare un disco dalla natura sperimentale e interpretativa, abbandonandosi completamente a una forma death-doom malinconica che li ha caratterizzati sin dalla loro genesi. L’album ha richiesto sei mesi di registrazione e progettazione da parte del mastermind Raivio, Jaani Peuhu (tastiera) e il produttore Jens Bogren dei Fascination Street Studios (Kreator, At the Gates).
Composto da otto canzoni per ben cinquanta minuti di musica, ad aprire le danze ci pensa la title-track del lavoro, avvolgendo chi ascolta in un mare di sofferenza fino al momento in cui la canzone sfuma nel finale: emotiva nel profondo, l’entrata in voce pulita di Mikko Kotamäki e i vari cambiamenti esplosivi in scream colpiscono come una furia di dolore e frustrazione. Un inizio inappuntabile che avanza con “The Crimson Crown“: pregevolissima canzone, anch’essa molto toccante, la cui introduzione solo strumentale ci accompagna per oltre due intensi minuti e persevera con le note in organo di Peuhu che vanno ad assumere un ruolo molto più pronunciato qui, andando a rafforzare l’atmosfera cupa che la traccia emette. La chitarra di Raivio accompagna perfettamente la voce emozionante di Kotamäki, concludendo in bellezza.
Non da meno è “Firelights” in quanto a intensità, le chitarre e il resto della strumentazione sono abbastanza presenti, ma lasciano che sia la voce a creare l’atmosfera generale, un susseguirsi di contrasti interessanti fra il canto death e quello pulito.
L’album prosegue altrettanto validamente con le restanti canzoni: “Upon the Water” scelta come primo singolo con il suo sound più doom, “Stone Wings” porta avanti il modus operandi stabilito fino ad ora, ma con un suono leggermente diverso e voci che sfiorano il black metal sul finale. “Never Left” va a concludere questa esperienza con commoventi archi e chitarre, una traccia tanto oscura quanto particolarmente ottimistica nel testo: tutti abbiamo affrontato delle perdite nelle nostre vite, ma anche se sembra difficile e scoraggiante, dobbiamo andare avanti.
Aggiungo due parole su l’eccezionale lavoro svolto da Liga Klavina e Fursy Teyssier per la creazione degli artwork dell’album e del singolo “Lumina Aurea”. I due pezzi sono stati commissionati da Raivio per comunicare visivamente l’arco narrativo dall’oscurità che uccide l’anima alla luce accecante attribuita all’amore.
Musicalmente il disco è profondo, intenso e ricco di emozioni che riescono a colpire l’ascoltatore per quanto, forse, possano volerci più ascolti per far sì che questo accada. “When a Shadow Is Forced into the Light” è una esperienza unica nel suo genere, un’opera dalle mille sfumature che, nel cercare di descrivere a parole, si rischia di appiattire e di dimenticare comunque qualcosa. Da ascoltare.
SWALLOW THE SUN – When a Shadow Is Forced into the Light
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