Con tredici anni di carriera alle spalle, questo trio di Los Angeles ha offerto a noi ascoltatori un sound che credevamo fosse andato perduto o estinto. È bene innanzitutto tenere presente che in questo disco i tratti Doom dello Stoner sono praticamente assenti: la chitarra ha un suono più heavy, graffiante e appesantita solo dal basso e non dalla batteria. I suoni e le melodie appaiono datate e grezze, specie per le pelli che vengono suonate in maniera impeccabile da Craig Riggs. Keith Gibbs, chitarrista e vocalist sfoggia dei riff da capogiro con delle timbriche vocali che ricordano molto la voce del compianto Chris Cornell.
Il disco si apre con “Rational Woman” brano ritmato e orecchiabile che ti penetra subito in testa, mentre “More Than You’ll Ever Been” è più lenta rispetto alla precedente. Il basso di Jason Casanova accompagna Gibbs in questa traccia dai toni angoscianti.
Con “Destroyer” si ritorna sui binari posti nella prima traccia, ritmo e orecchiabilità, leggermente diminuito di volume quando il cantante apre bocca.
“Bringing Me Down” apre la parentesi più heavy presente in “Maneuvers“, per poi chiudersi nella successiva “Just Couldn’t Stand the Weather“, brano denso di atmosfere seventies da far invidia ai sacri maestri dell’Old School Rock.
“Drown All the Evidence” mette in risalto la batteria accoppiata con una chitarra mutata dai canoni dell’Hard. “Anyway” ha il miglior giro di chitarra che abbia ascoltato in quest’album! I riff da capogiro delineati all’inizio della recensione vengono accentuati in questa traccia.
Si arriva alla fine con l’intro da venti secondi di “Lude” che esplode in un’estasi psichedelica di suoni e voci in “Window Pain“.
Precedentemente non ho avuto il piacere di nutrire il mio spirito con l’intera discografia di questi Sasquatch, ma consiglio vivamente a voi tutti di approfondirli se volete immergervi come si deve in “Maneuvers”. Buon ascolto!
SASQUATCH – Maneuvers
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