Sabato 19 marzo 2016 si celebrava il terzo anniversario della Messa di Inizio Pontificato di Papa Francesco, quale occasione migliore quindi per festeggiare l’evento se non quello di partecipare ad un concerto Horror Metal? “È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza” mi dissi. In quel di Genova c’era una band a me sconosciuta, tali Deathless Legacy. Non sapevo praticamente nulla di loro, e, forse anche grazie all’effetto sorpresa, fu uno degli show migliori a cui abbia mai assistito. L’album, uscito circa un mese prima, fu una rivelazione per me, tanto da inserirlo nella mia personale classifica come top album 2016 (potete trovare la classifica QUI).
Insomma, questa premessa era necessaria: perché quando un album piace molto, sul successivo si creano aspettative elevate che, l’esperienza insegna, spesso vengono deluse. Ragion per cui mi sono avvicinato a questo nuovo lavoro, “Dance With Devils“, uscito il 27 gennaio tramite Scarlet Records, con un pizzico di timore.
L’album, il terzo lavoro in studio per la band toscana, si apre con l’intro che dà il nome all’album, “Dance With Devils” appunto: 2 minuti di atmosfera cupa, con tanto di organo e cori solenni, l’ideale per immergerci nello spirito Deathless Legacy.
“Join the Sabbath” è la partenza col botto che mi auguravo, l’atmosfera horror è mescolata con elementi sinfonici, il ritmo è ora veloce, ora più lento, la melodia cattura immediatamente e in tutto questo svetta la maestosa performance di Steva (ALERT SPOILER: continuerà a svettare in tutto l’album), perché non si limita a cantare magistralmente, le canzoni le interpreta, le vive, diventa un tutt’uno con gli strumenti e l’atmosfera. “Hersey” conferma le buone impressioni, ha un’atmosfera più sinistra della precedente, il ritornello funziona, le tastiere dell’ottimo Alessio sugli scudi nel breve assolo e Steva che spazia dal cantato pulito a quello più ruvido dimostrandoci che anche nello scream non è seconda a nessuno. Il testo mi ha colpito molto, merita una menzione:
Shaved, my hair were taken away
The day of the Lord is at hand
My life is at the end
But who is the monster
the one who slaughters
or the one who esteem her life, her will
an heresy
I am the enemy“On the flame of our good Lord, the mud is waiting for her in Hell”
“Witches’ Brew” e “Headless Horseman” sono i due singoli usciti (se non l’avete ancora visto, andate QUI per vedervi il video di “Witches’ Brew“): le melodie sono dirette e immediate, in entrambe il ritmo è frenetico e varia continuamente, le tastiere e le chitarre si intrecciano diabolicamente tra loro mentre Steva conferma ancora una volta la sua versatilità nel canto e nell’interpretazione. L’ironia dei Deathless Legacy emerge spesso, non solo nel video, ma anche in alcuni testi, come quello di “Witches’ Brew“:
Don’t taste the spoon
or you’ll be dead soon
now add crow’s feather
the tails of two lizards
to taste some tears
of children and nails
don’t forget the snail
but remove the shell
now wait the full moon and serve
“The Black Oak“, per motivi a me ignoti, desta già dal titolo curiosità e simpatia, e il ritornello “Hang’em Hang’em Hang’em, to the black oak” è di quelli che rimane stampato in testa e che spunta fuori a tradimento anche quando non ci stai pensando. “Lucifer” scorre piacevolmente sulla falsariga della precedente, mentre con “Voivode” (dedicata a Dracula) il violino è una ventata d’aria fresca e si intreccia, qua e là, meravigliosamente con le tastiere e i riff di chitarra. “Curse of the Waltz” è forse la traccia che mi ha detto meno dell’album, mentre “Devilborn” è un altro bel pezzo che penso possa rendere parecchio in sede live. “Join the Sabbath” era la traccia d’apertura ideale, “Creatures of the Night” non può che esserne la perfetta conclusione; se in “The Gathering” l’ultima traccia, “Skeleton Swing” strizzava l’occhio (e non solo) allo swing, in “Creatures of the Night” lo fa con il jazz. Quest’ultima traccia è forse lo specchio più fedele dei Deathless Legacy: una band capace di mischiare l’esoterismo e l’horror con un pizzico di ironia, senza cadere nel ridicolo o nel banale; una band in cui la protagonista assoluta è Steva, che grazie alla sua bravura, alle sue continue variazioni di tono e stile, e alla sua interpretazione, riesce a emozionare l’ascoltatore; una band in cui è però altrettanto evidente che ogni componente, dalle tastiere alla chitarra, dal basso alla batteria, è perfetto e indispensabile per la riuscita di questo “Dance With Devils”.
Un elogio lo merita anche l’artwork dell’album, frutto per una volta tanto nel metal, di un’idea ben precisa, che ho apprezzato (potete vederlo e leggerne il significato QUI).
E se a tutto questo aggiungiamo che il pezzo forte dei Deathless Legacy sono proprio i live, dove la bellezza dei loro brani si intreccia ad un vero e proprio spettacolo (anche grazie alla presenza di The Red Witch e Anfitrite), dove ciascun pezzo viene “rappresentato” anche visivamente, dove “le paure e gli incubi prendono forma”, non posso che essere orgoglioso di questa band italiana, attualmente una delle migliori in assoluto nella scena dell’Horror Metal, e consigliarvi di andarli a vedere dal vivo.