I Reapter son un gruppo laziale attivo dal 2005 con all’attivo 2 EP e un album pubblicato nel 2010. A sei anni dal primo album è uscito questo loro secondo full length, formato da 10 canzoni con una durata che va dai 4 minuti scarsi ai 7, per una durata complessiva di 52:10 minuti. Album variegato e ben strutturato, fila senza intoppi e il mixaggio è buono, sullo stampo di quello di band thrash metal più famose. La voce al naturale rende molto, le chitarre taglienti, il basso potente e la batteria articolata danno un contorno robusto e compatto per la maggior parte del tempo, lasciandosi andare nelle parti melodiche a numerosi assoli, che a differenza dei Metallica (dei quali si sente nitidamente l’influenza) hanno dimenticato l’effetto wah.
Tra le canzoni rilevanti:
- Tsunami: secondo pezzo. Un nome, una garanzia; inizio subito scatenato, tra il batterista instancabile e le chitarre che si cimentano in riff semplici ma eleganti variando agevolmente tra passaggi veloci e lenti, e le voci che chiudono il quadro. L’assolo spettacolare a più chitarre dà quella marcia in più rendendo la canzone estremamente gradevole.
- Behind a Mask: sesta canzone dell’album. Pezzo lento dopo metà album di ritmi scatenati e groove, in cui risaltano tutti gli strumenti distintamente creando un’atmosfera particolare finché non viene introdotta la chitarra distorta che mantiene comunque ciò che si era formato fino ad allora. Da questo pezzo in poi si sente distintamente la componente melodica più rock, conservando un groove notevole in un lungo assolo fino all’outro in acustico e due voci.
- Omega Revolution: ultimo pezzo. È un brano interamente strumentale in cui primeggiano le chitarre, dando però un ampio margine al basso. Sei minuti che scorrono lisci come l’olio tra un riff, un assolo e un altro assolo con poche forzature, ma nel complesso si tratta di una degna conclusione di un album singolare.
Concludendo, si può dire che hanno preso ispirazione più dai Metallica rispetto al loro album precedente in cui si percepivano in coesistenza Megadeth e assoli che ricordavano gli Slayer. Thrash metal alla vecchia maniera con groove spezzagambe nella prima metà, virtuosismi progressive verso il finale con un pizzico di atmosfera da saluto tipica di una fine di un concerto.