Crearsi un’identità all’interno di un panorama saturo di gruppi, spesso anche simili tra loro, non è assolutamente semplice. Dietro ad etichette come “Heavy” o “Doom” possono rientrare un’infinità di realtà, da quelle più banali e anonime a quelle più interessanti e originali. È difficile, quindi, capire su quali gruppi valga la pena investire il proprio tempo e denaro.
Dall’altro canto, però, la scena musicale si fa sempre più complessa e riuscire a concepire un sound riconoscibile senza dover necessariamente abbracciare generi difficilmente assimilabili o sperimentali è difficile, quasi impossibile. Nonostante i tempi sempre più difficili ogni tanto debuttano gruppi interessantissimi, in grado di far presa sull’ascoltatore grazie ad una personalità ben distinta, seppur alle volte semplice ed orecchiabile.
È il caso degli svedesi OCKRA, che debuttano con “Infinite Patterns“, un EP davvero interessante e in grado di coinvolgere l’ascoltatore fin dal primo ascolto. La loro miscela di Doom Metal e Progressive Rock funziona decisamente bene, il sound è carico di emozioni e atmosfera, riuscendo allo stesso tempo a risultare dinamico e mai ripetitivo.
Tutti e 4 i pezzi contenuti in questo lavoro risultano scorrevoli e ben differenziati, ogni brano riuscirà a coinvolgervi per motivi differenti pur mantenendo ben intatta la radice Doom del quartetto svedese. Si può quasi scindere l’EP in due parti: la prima è composta da “In A Dream” e “Invisible Walls“, brani più diretti ed orecchiabili, dalle sonorità a metà tra Doom e Neoprogressive. La seconda, invece, propone il lato più ricercato del quartetto, con due brani oscuri ed atmosferici. “Pendulum Of Time” trasporta l’ascoltatore in una dimensione oscura e sinistra, mentre la conclusiva “Ruins” (apice dell’album) è un brano pregno di pathos e di atmosfere funeree in grado di far emozionare tutti i doomsters che si cimenteranno nell’ascolto.
Gli OCKRA funzionano bene per via dell’alchimia tra i componenti, che hanno riposto tanta cura e passione in questo progetto, creando un ottimo prodotto, di cui raccomando l’ascolto.
Non ci troviamo al cospetto di un capolavoro, ma al netto di una qualche incertezza vocale e di una produzione non proprio eccellente, questo “Infinite Patterns” rappresenta il debutto sulle scene di una band da tenere d’occhio e che spero riesca, con i prossimi album, a migliorarsi sempre più.