Nuclear Winter è il nome non particolarmente originale del progetto solista di Gary Stautmeister, residente ad Harare, in Zimbabwe. Ha debuttato con il full length “Night Shift” nel 2019, per poi rilasciare un singolo, “Africa” (cover dei Toto), e questo EP, “Stormscapes“. Si tratta di un genere particolare, con una forte componente industrial, specialmente sulla parte ritmica ed effetti esterni, mentre chitarre e voce sono rapide e pesanti, tipiche del melodic death metal, rimandando così a gruppi come i Path of Desolation. La tecnica è buona, le registrazioni e il mixaggio, già di alto livello quando era autoprodotto, sono rimaste ottime sotto l’egida della MMD Records, e si riescono a incastrare in maniera armoniosa voce pulita e in growl, molteplici chitarre distorte in più modi, basso, batteria, tastiera e effetti sonori. Viene quindi a formarsi un’atmosfera piuttosto cupa e pesante, a metà strada tra un album sludge e uno power-symphonic. Si tratta di un EP composto di quattro pezzi di una lunghezza compresa tra i 3 e i 4 minuti per una durata complessiva di circa 14 minuti.
Tra le canzoni rilevanti:
- “Hearths of Stone”: prima canzone. Se ci si vuole avere un’idea di cosa fa Stautmeister, questo brano la rende perfettamente. Quasi quattro minuti martellanti in un equilibrio tra industrial e death metal melodico, soprattutto all’inizio, con un ottimo groove e una gamma di effetti ampia. Un ottimo biglietto da visita.
- “New York, New York“: quarto pezzo. Si sa, le cover sono un campo minato in cui pochi riescono a districarsi. Riuscire a fare propria una canzone famosa altrui e dargli un’impostazione personale rendendola paragonabile come livello all’originale non è semplice, e prendendo un pezzo iconico degli anni ’70 la possibilità di fare danni è alta. In questo caso la cover è del formato “prendere accordi e testo fedelmente ma cambiare la distorsione degli strumenti”, e salvo qualche aggiustamento non esattamente riuscito si può classificare almeno come senza infamia e senza lode, per certi versi simpatica e godibile. Gli appassionati dello swing la odieranno, i fan di questo gruppo scopriranno o riscopriranno una pietra miliare della musica leggera americana, ma indubbiamente spicca in questo EP, distinguendosi nettamente dalle altre canzoni presenti. Inoltre è un notevole balzo di qualità rispetto alla cover di Africa dei Toto.
Rispetto all’album d’esordio, che era melodic death metal piuttosto “puro”, questo EP è molto più sperimentale come suoni e composizione, con risoluzioni alternative orecchiabili e originali che vanno a pescare anche nel symphonic e nel thrash metal. Se si volesse riassumere con un paragone, questo EP è come di un fiammifero: brilla velocemente e in maniera vivace, per poi finire subito.