Lo so, lo so, con gli album di debutto ci si dovrebbe andare piano.
Ma stavolta vorrei dare un parere secco su “Black Path” degli inglesi Nihil Eyes proprio perché c’è del potenziale: da ripreparare, ragazzi.
Partiamo con le tracce migliori: “Black Path“, “Border Line“ e “True Nihilist“ convincono. Il suono è sporco quel tanto che basta per attirare l’attenzione della vecchia guardia. La commistione tra il ritmo assolutamente death e la sonorità oscura – quasi black – ci sta. Almeno, in questi tre pezzi funziona.
Poi però uno ascolta di quelle cose che… gli cadono le braccia e non può passare oltre.
Anche se non si capisce se volontariamente o meno, “Burn the Leech“ è talmente impregnata di incomprensibili improvvisate della batteria da far deglutire lungo tutto il decorso della canzone.
Non parliamo poi di “As the Water Falls“: Uno parte con le più buone intenzioni, seguendo l’evoluzione di un riff di chitarra promettente… che però poi prosegue. E prosegue. Per due minuti di fila. E ci si chiede se Casey Jones voglia davvero arrivare a qualche vetta particolare, con quella chitarra… ci si annoia, ma almeno l’aspettativa c’è… e invece no, dopo 6 minuti e 49 secondi non si presenta nessun climax, bensì il tutto si spegne e lascia l’ascoltatore con la gola secca.
Insomma, l’influenza dei Carcass c’è, eccome. Non ci sono questioni di stile da rimarcare. E pure le lyrics incentrate su aspetti psicologici e politici sono interessanti. Ma sono le imprecisioni a urtare l’animo sensibile dell’extreme metalhead medio.
C’è ancora da lavorare, ma tutto sommato i giovanotti stanno facendo i compiti a casa. Al prossimo turno sono sicura che potremmo riparlare meglio di quanto ci fosse di buono in questo primo album.