Che dire dei NAILS? Ormai sono una certezza per gli amanti del grindcore made in USA e della powerviolence-mani-in-faccia, ma anche per una schiera di inaspettati ascoltatori meno estremi (basti pensare che il disco è stato ben recensito sulla bibbia degli hipster, Pitchfork) a cui ogni tanto serve sprofondare in un buco nero fatto di nichilismo, odio e rabbia della peggior specie; insomma, di quelli che si provano intensamente, ma che si ha vergogna ad ammettere a voce alta. Con nemmeno 22 minuti, You Will Never Be One of Us è il disco più lungo che i Nails abbiano mai partorito. Come i precedenti, è stato prodotto da Kurt Ballou dei Converge, ma è il primo ad uscire per la somma Nuclear Blast (va menzionato che in precedenza i Nostri hanno fatto parte della grande famiglia Southern Lord).
Il disco è sfacciatamente violento e duro come un pugno nello stomaco, proprio nello stile a cui i Nails ci hanno sempre abituati. Il sound è impeccabile, probabilmente il migliore che la band abbia mai avuto: la voce di di Todd Jones è più nevrastenica che mai, i suoni degli strumenti taglienti come un bisturi ma mai carenti di spessore, le percussioni impetuose e spietate. Il muro sonoro è mastodontico, ruvido e cristallino allo stesso tempo; l’unico vuoto che resta è l’abisso di disperazione in cui si precipita nell’ascolto dei brani.
La title track You Will Never Be One of Us apre l’album e la faccia, proseguendo in scazzottate brevi e furibonde come l’ansiogena Made to Make You Fail e la semipoetica Life is a Death Sentence. Violence Is Forever, dall’inconsueta durata di quasi tre minuti e mezzo, si dipana tra strofe granitiche, breakdown cadenzati e schitarrate noise. Tutte le tracce sono davvero valide, ma è necessario spendere alcune righe per parlare della chiusura dell’album: They Come Crawling Back, infatti, si estende incredibilmente per più di un terzo della durata dell’intero album e non solo completa alla perfezione l’opera, ma ne incarna l’essenza più profonda: c’è tutto ciò che fa grandi i Nails e li distingue dalle band che affollano tale genere, con alcune sperimentazioni (ad esempio, tremolo picking e riffoni ai confini di doom/sludge).
Imperdibile.
1 commento
Mostruosi.
Comments are closed.