I Mayhem non hanno certo bisogno di presentazioni particolari, ogni metallaro che si rispetti ha sentito parlare almeno una volta delle vicende legate alla band norvegese, al limite del romanzo, che hanno alimentato una sorta di culto attorno al gruppo e al suo primo album, “De Mysteriis Dom Sathanas”. Per chi avesse vissuto sotto una roccia per tutti questi anni, si può dire che musicalmente parlando i Nostri sono stati tra i primi a suonare il vero black metal: blasfemo, grezzo, puro e senza le inutili sperimentazioni che hanno fatto nascere i vari “sottogeneri” odierni.
“Daemon” è il sesto vagito dei Mayhem e si riallaccia perfettamente al passato più estremo della band e all’estremismo del già citato “De Mysteriis Dom Sathanas”, merito anche del fatto che la band norvegese ha passato gli ultimi anni a suonarlo per intero praticamente ovunque. L’album trasuda malvagità e odio da tutti i pori fin dalle prime note dell’opener “Dying Of A False King“, pezzo aperto da un urlo di Attila e seguito a ruota dal drumming forsennato di Hellhammer. La canzone è una bordata old school che riporta i Mayhem ai fasti di un tempo. La successiva “Agenda Ignis” invece è un pezzo più ragionato e intriso di odio. A farla da padrona è ancora una volta Attila con il suo screaming disperato e carico di cattiveria. “Daemon” non è solo blast beat e velocità in quanto al suo interno troviamo anche brani più ragionati come “Daemon Spawn“, pezzo dall’incedere più lento e cupo dove la band norvegese mette parzialmente da parte la furia che caratterizza la prima parte dell’album. La canzone in questione sembra più un rituale ed è difficile non farsi catturare dal suo ritmo ipnotico. La seguente “Of Worms and Ruin” invece è l’esatto opposto in quanto è il pezzo più violento del disco (e anche il più riuscito a detta di chi scrive) dove il lavoro di Teloch e Ghul è veramente apprezzabile. Trovare un punto debole in questo “Daemon” è veramente difficile, ma se si vuole essere puntigliosi c’è una traccia che è più debole delle altre ovvero “Worthless Abominations Destroyed“, canzone dove Hellhammer si trasforma in un rullo compressore andando a togliere dinamismo al pezzo.
Tirando le somme si può dire che “Daemon” è tranquillamente tra gli episodi più riusciti della discografia dei Mayhem, è probabilmente inferiore solo a “De Mysteriis Dom Sathanas” per un valore storico, in quanto la qualità dei pezzi in questa nuova prova dei Mayhem è veramente alta. L’album è una gemma nera che rapisce ad ogni ascolto e lascia stupiti in positivo, merito anche di una produzione di alto livello che rende giustizia a tutti, persino al basso di Necrobutcher. Il valore aggiunto di “Daemon” è però la voce di Attila Csihar, il musicista ungherese alterna scream, parti sussurrate e parti in clean con una facilità disarmante e riesce a rendere i pezzi più variegati. “Daemon” è la dimostrazione che i Mayhem sono tornati a reclamare il trono del black metal e non sarà facile portarglielo via.