Un disco Black Metal che potrebbe benissimo risalire a una ventina d’anni fa, con la sua produzione grezza, il songwriting diretto e le tematiche oscure, intriganti. Questo è “Long Lone Among the Wolves“, secondo album dei francesi Lord Ketil, se lo si vuole descrivere in poche parole, ma espandiamo il nostro punto di vista guardando chi si cela dietro questo appellativo.
Il progetto nasce nel 2006 a Lille come band solista di Alkorne Al Krahan, per poi vivere un primo decennio di attività contraddistinto dai tempi dilatati tra un lavoro e l’altro. Difatti, il debutto è arrivato soltanto nel 2010 con l’EP “Dod under en frossen himmel”, seguito dal primo album, “The Way of the Opponent”, uscito nel 2016.
Quest’oggi tratteremo del secondo disco di questo gruppo, che vede anche l’entrata del cantante Psycho nella formazione, il quale oltre all’aver registrato le parti vocali ha contribuito alla scrittura del testo per quanto riguarda tre delle dodici canzoni totali.
“Wild Hunt” apre il disco e presenta chiaramente quella che sarà la proposta per tutti gli oltre cinquanta minuti di durata, proponendo fin da subito un Black Metal schietto e diretto che rimanda notevolmente alla scena scandinava, proponendo quindi uno stile che si è già espresso in molti modi diversi, ma evitando di omologarsi con altre formazioni simili.
La seguente “Seven Witches Came to Sabbath” si può definire uno dei pezzi migliori del disco: letale e convincente nella sua semplicità, con un buon lavoro offerto anche se ci si concentra sul cantato. Proprio il lavoro alla voce, però, non riesce a farsi apprezzare per tutta la durata dell’ascolto.
Lo scream di “The Gates of Aeon” non convince, come il pulito presente in “From Ashes to Ashes“, il quale risulta inserito male all’interno della produzione.
Queste composizioni di livello inferiore, però, sono alternate ad altre tracce dove i francesi dimostrano di avere un buon potenziale e capacità non indifferenti che se sfruttate al meglio potranno portare a risultati migliori.
Un fattore che espone proprio le qualità appena citate, è la presenza di composizioni interessanti (“Land of the Midnight Sun“, per citarne una) anche nel finale dell’album e non solo nella prima metà come spesso accade, nonostante la durata complessiva abbastanza lunga.
“Long Lone Among the Wolves” ha il difetto di avere un andamento altalenante, ma allo stesso tempo propone spunti positivi e risulta capace in diverse situazioni di catturare nelle sue atmosfere tetre e intriganti.
Per quanto i Lord Ketil abbiano uno stile ancora molto acerbo e da affinare, hanno dimostrato di avere delle buone basi dalle quali partire per evolversi e riuscire col tempo a crearsi una propria identità.