Presenti sulle scene musicali già dal 2009 con varie demo, i Lör pubblicano finalmente nel 2017 il loro primo full-length, “In Forgotten Sleep”. In quest’album i boys di Philadelphia mischiano vari generi, rendendo il tutto qualcosa di unico. Principalmente offrono un tipico sound Prog Metal da Dream Theater, con assoli di chitarra ubriacanti e batteria con ritmiche martellanti. Ma poi c’è anche del Power, molto molto Power, poi del Folk e infine anche dei brevi momenti estremi di raggelanti screaming. Il tutto condito con una base del classico filone Prog anni ’70. Insomma, ci sono molti ingredienti presenti all’interno di questo disco. Pertanto, potete stare certi che i Lör non saranno una band noiosa. Sono artisti emergenti, eppure dimostrano una precisione chirurgica e una tecnica strumentale quasi perfetta. Unica piccola pecca sono la durata eccessiva dei brani. Dieci track decise e violente, tra cui due strumentali dal sapore Prog-Rock per far prendere una pausa all’ascoltatore.
Si incomincia con “Dusk“. Introdotta da una batteria decisa e ritmata con l’acustica dal sapore Folk medievaleggiante, prosegue piano piano con vari cambi di tempo (cosa alquanto frequente nell’album) accompagnati dalla voce epica di Tyler Fedeli. “Dark Cloud“ è sicuramente il brano più Power-Heavy dell’intero album. Greg Bogart, con la sua batteria, picchia in un modo così disumano che è difficile seguire il suo ritmo. Si potrebbe quasi dire che sia stato un allievo del leggendario Mike Portnoy. “Requiem“, con il suo ritornello da spirito goliardico, ripercorre lo stesso stile power della precedente canzone, con le tastiere di sottofondo che si sposano alla perfezione con i timbri vocali del cantante. “The Forest“, con il suo minuto e mezzo di durata, ci proietta verso paesaggi di indescrivibile bellezza grazie all’abilità di maneggiare l’acustica di Peter Hraur. Abilità messa in evidenza nell’intro di “Visions of Awakening“. Con i suoi sei minuti, spazia da un Power fino a metà brano, dove interviene un magnifico giro di pianoforte dai toni delicati e nostalgici, per poi alla fine esplodere in un ritornello in stile Ensiferum.
Si prosegue con “Song for the Lost“, brano esotico ed evocativo che richiama alla mente fiabeschi paesaggi arabi, “Aura“, strumentale di stampo Prog anni ’70, “Eidolon“, dalle caratteristiche Symphonic Metal, “Spectrum“, di poco impatto forse essendo un po’ ripetitiva e si conclude con la title track. E che title track, ragazzi! È senz’altro la ciliegina sulla torta! Il gioiello mancante della corona! Otto minuti pieni di emozioni grazie alla forte presenza di flauti e tastiere. Una canzone che, a mio parere, l’hanno inserita al posto giusto, donando quella sorta di riappacificazione con noi stessi e la ricerca di quella forza guerriera assopita dentro di noi che ci aiuta a superare gli ostacoli della vita.
In conclusione affermo che è un ottimo album per gli appassionati che sono sempre alla ricerca di un sound magico e battagliero.
Tracklist:
1. Dusk
2. Dark Cloud
3. Requiem
4. The Forest
5. Visions of Awakening
6. Song for the Lost
7. Aura
8. Eidolon
9. Spectrum
10. In Forgotten Sleep