La carriera dei King Goat inizia nel 2012, anno nel quale la band nasce nella località inglese di Brighton, per poi dare alla luce due EP, entrambi nel 2013, seguiti dal primo album, “Conduit”, uscito nel 2016 e poi ristampato per Aural Music a fine 2017.
Sempre per la casa discografica nostrana, i britannici hanno recentemente rilasciato “Debt of Aeons“, la loro seconda fatica.
In questa sede abbiamo già parlato del loro primo disco (a questo link la recensione), notando la sua qualità e il potenziale dei Nostri, che ha automaticamente attirato molte attenzioni sul suo successore, il quale ha tutte le carte in regola per rivelarsi un lavoro molto interessante e soddisfacente.
La partenza è delle migliori, grazie a “Rapture“, la quale mette subito in chiaro le cose. Ciò che spicca subito dal pezzo in questione è il fattore positivo che caratterizza l’intero disco, ovvero la composizione ben curata e varia dei pezzi, i quali riescono a coinvolgere l’ascoltatore grazie alle melodie intriganti, in contrasto con vari frangenti più aggressivi.
La voce di Anthony Trimming spicca per gran parte dell’intero lavoro, accompagnata sufficientemente bene dalle due chitarre, sempre interessanti, coinvolgenti e in grado di dire da loro, e dalla parte ritmica, utile a supportare del tutto.
Tra le canzoni migliori spicca la title-track, con una parte iniziale in pulito per poi evolversi e mostrare tutte le capacità dei Nostri, e rendendo al meglio l’idea del loro stile.
Il genere proposto non è sicuramente dei più facili da interpretare, in quanto si può definire molto articolato e con pochi simili, andando ad aggiungere a un Doom Metal classico notevoli influenze Progressive e passaggi psichedelici e sognanti, ottenendo un risultato molto interessante.
Dopo l’enigmatica “Psychasthenia“, è il turno di “Doldrum Sentinels“, caratterizzata dai numerosi stacchi che vanno a precedere il finale molto diretto ed energico.
Se la partenza era stata delle migliori, si può dire lo stesso della lunga “On Dusty Avenues“, posta in chiusura: questa cattura l’ascoltatore nell’intreccio formato da melodia e ritmi più rilassati, che portano lentamente al finale di un viaggio discretamente lungo e, soprattutto, molto intenso, che si intraprende ascoltando il disco in questione.
Dopo il risultato soddisfacente del suo predecessore, questo “Debt of Aeons” conferma nuovamente il potenziale degli inglesi, mostrando principalmente il loro talento nel proporre uno stile che porti la loro firma, senza farsi influenzare troppo da altri artisti.
Siete alla ricerca di un gruppo Doom Metal con una buona personalità? I King Goat fanno al caso vostro.