È sempre molto stimolante per noi recensori scrivere di band esordienti, assistere alla loro nascita analizzandone i debutti e seguirle negli anni della maturazione con la speranza che, prima o poi, conoscano il successo. Spesso non se ne fa menzione, ma abbiamo in questi casi una responsabilità particolarmente rilevante che può realmente influenzare l’opinione pubblica.
Gli Interloper sono ad ogni modo un caso peculiare poiché se è vero che con “Search Party” firmano il loro primo full lenght, è altresì importante segnalare nomi di assoluto prestigio nella line-up: Miles Dimitri Baker e Aaron Stechauner, (entrambi ex membri della band aliencore Rings Of Saturn), capitanati da Andrew Virrueta il quale svolge la duplice funzione di vocalist e chitarrista ritmico.
Nonostante ciascun membro abbia già alle spalle un importante bagaglio professionale, la proposta musicale cavalca senza alcun pudore l’onda di successo del più moderno progressive metalcore tecnico, risultando quindi sempre giovanile, fresca ed appetibile.
“Search Party” è, in effetti, un cocktail ben studiato di tecnicismi, guitar solos funambolici e folli sfuriate spezzate da lunghi intermezzi melodici in clean vocals. In breve, qualora sentiste il bisogno di ascoltare i Protest The Hero ma foste troppo pigri per digitarne il lungo nome nella barra di ricerca, avete trovato la band che fa al caso vostro.
Intendiamoci, il disco brutto non è, la produzione è ottima, l’artwork una figata, la preparazione tecnica del trio americano è indubbiamente invidiabile ma c’è un però grande come un grattacielo arabo: è tutto, ma proprio tutto, estremamente noioso, monotono, impersonale e freddo.
Ho ascoltato il disco due volte e ancora non sono in grado di distinguere un brano dall’altro poiché le affinità superano di gran lunga le peculiarità, ed in entrambe le occasioni ne sono uscito emozionalmente appiattito come mai avevo sperimentato prima.
Voglio tuttavia essere clemente e provare comunque a citare un paio di brani che, tra gli undici totali, a mio parere sono riusciti a dare un po’ di brio al tutto; il primo è “Bound To Fall”, che a tratti è riuscito realmente ad incuriosirmi con la sua raffinata melodia portante che si rifà velatamente alle prime composizioni di un certo Plini (ecco spiegato il motivo per cui ho gradito), mentre per il secondo ed ultimo episodio della mia caccia al brano salvabile dobbiamo attendere la traccia finale che, ironicamente, non è nemmeno un pezzo degli Interloper, bensì la cover di “Rio” dei Duran Duran. In questo caso, ho voluto premiare il lato goliardico della cosa, anche se il brano è effettivamente simpatico e ben riarrangiato.
Per quanto riguarda le restanti nove tracks non citate, non sono riuscito a trovare il modo di parlarvene in modo che possiate trovarle interessanti poiché semplicemente non lo sono e si equivalgono vicendevolmente a livelli disarmanti.
Per concludere, gli Interloper sono bravissimi. Il loro livello di preparazione in quanto strumentisti è indiscusso ed, anzi, dovrebbe ispirare chiunque sogni una carriera nel ramo più moderno del metal.
Fatta tale premessa, questi ragazzi dovrebbero fare un percorso che li porti a sbloccarsi in primo luogo dal punto di vista compositivo dato che, oltre i battaglieri riff ultratecnici banalmente accompagnati da melodie ariose e qualche sfuriata qua e là si è visto poco. A seguire, anche se in realtà è questo il punto focale della questione, sarebbe importante ampliare la loro visione musicale, ponendo l’intento prettamente esecutivo che si è visto fino ad ora in subordinazione ad una dimensione più artistica ed emozionale al fine di sposare la reale funzione della musica.
“Search Party” è un debutto deludente in virtù dell’infinito potenziale che potrebbero offrire gli Interloper, ai quali però non vedo l’ora di dare una seconda chance per conquistarmi.
Tracklist
1 – Pathkeeper
2 – Bound to Fall
3 – Moonlight
4 – Dreamlands
5 – Drift
6 – Search Party
7 – The Wishing Well
8 – Idle Years
9 – Cheshire
10 – Baring Teeth
11 – Rio (Duran Duran cover)