Giungono a quindici anni di carriera gli Imperium Dekadenz, e lo fanno pubblicando la loro sesta fatica, “When We are Forgotten“. La band in questione è tra le migliori esponenti di quanto può offrire la Germania in ambito black metal, essendo riuscita col tempo a crearsi un’ottima reputazione. Con questo album, Vespasian e Horaz sono chiamati a confermare gli ottimi risultati ottenuti in passato, avanzando con la propria carriera in modo da offrire altre composizioni di qualità.
Non ci sono particolari pretese sui due tedeschi, il loro passato parla chiaro e l’assenza di notevoli passi falsi trasmette sicurezza anche su questa nuova produzione, in quanto difficilmente ci si aspettano degli errori da parte di gruppi del genere. La Napalm Records ha creduto in loro, dopo tre album usciti per Season of Mist, e a tre anni dall’ultimo “Dis Manibvs” ecco un nuovo tassello della scena metal teutonica.
Già dal primo approccio, si riconosce il senso di oscurità che caratterizza tutto ciò che è stato composto dai due musicisti, gli arpeggi lenti e avvolgenti con cui si apre la title-track son caratteristici non solo del genere, ma anche degli stessi Imperium Dekadenz, e uniti a una parte ritmica dinamica aprono le danze nel migliore dei modi. Si sentono chiaramente i rimandi al black metal più atmosferico; i Nostri si posizionano in una via di mezzo tra questo stile e la variante più classica del genere, e prendendo ispirazione da entrambe le parti riescono a donare al disco quel tocco di assortimento utile a rendere l’ascolto ancora più piacevole. Questo dualismo si può notare facilmente nella seguente “Bich Ich Bin“, la quale dopo una partenza cadenzata presenta dei settori più spediti, che non verranno abbandonati fino alla conclusione del pezzo. La lenta e a tratti quasi epica “My Solace I (Choirs of Solitude)” cambia rotta, dedicandosi a delle atmosfere misteriose e affascinanti, collegandosi bene all’intermezzo “Trauma“.
Le caratteristiche mostrate nelle prime tracce sono quelle che verranno riprese per tutta la durata di circa un’ora del disco. Tra pezzi più aggressivi e altri molto più leggeri, questo lasso di tempo abbastanza notevole non si percepisce come un peso, e questa è una nota decisamente positiva. Nella seconda metà della produzione, che mantiene un livello degno e stabile, si fanno apprezzare maggiormente pezzi come la melodica “Transcendence” e “My Solace II (Paths of Perception)“, dov’è presente l’aggiunta di una chitarra in pulito, elemento che torna a farsi sentire nella conclusiva “Frozen in Time“.
“When We Are Forgotten” è un disco solido, scritto con consapevolezza e capacità, in grado di dimostrare la validità del duo tedesco. I livelli di “Procella Vadens” (2010), loro album migliore a parere di chi vi scrive, non sono stati raggiunti, ma stiamo comunque parlando di un lavoro da non ignorare, con la potenzialità per farsi notare nel vasto panorama del black metal più atmosferico.